L'agenzia atomica giapponese ha provvisoriamente alzato il livello dell'incidente di Fukushima al settimo grado della scala, ovvero al massimo possibile. Nella storia, solo il disastro di Chernobyl era stato dichiarato di una tale gravità, anche se l'autorità garantisce che la fuoriuscita di materiale radioattivo avrebbe una consistenza pari appena ad un decimo di quella rilasciata nel caso ucraino.
Il guasto è lungi dall'essere riparato e il Giappone continuerà a temere la centrale di Fukushima per un tempo che ancora non è stato stimato, mentre tutti coloro (Chicco Testa in prima linea) che inizialmente brindavano al "non è successo nulla" sono costretti umilmente a tacere.
Intanto c'è chi osserva lo strano parallelismo tra i due referendum italiani sull'energia atomica, quello del 1987 e quello del 12 giugno: tutti e due tenutisi a poca distanza dai più gravi incidenti nucleari della storia, questo addirittura a pochi mesi dallo scoppio di una crisi che potrebbe perfino protrarsi fino alla vigilia del voto e che comunque sarà protagonista del dibattito pubblico prereferendario.
Il fronte del sì, dunque, ha nuovamente questa formidabile arma, la tragica esperienza recente. Il fronte del no, invece, stretto attorno al governo e alla lobby nuclearista, è molto più tentennante: al voto preferisce l'astensione, la negazione dell'election day e il disincentivo all'espressione popolare perché ci sono questioni sulle quali la gente non è in grado di esprimere un parere consapevole. La sua posizione politica, del resto, è debolissima dopo la moratoria di un anno approvata di recente e alla luce della sostanziale mai attivazione del programma nucleare italiano.
Il governo, però, sull'atomo ha puntato molto e una sconfitta in materia equivarrebbe ad una sostanziale sfiducia espressa dall'elettorato. Il boicottaggio del referendum, invece, sommando all'astensione politica (i contrari), quella fisiologica (gli apolitici) e quella degli indecisi (coloro che non hanno un'idea sul tema), gonfierebbe ad arte le cifre del consenso governativo e permetterebbe al nostro piccolo Napoleone nazionale di rimanere in sella un altro po' (e automaticamente evitare i processi penali a suo carico).
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