Il Tg1, il Tg4 e il Tg di Sky sono stati sanzionati dall'Agcom, l'autorità indipendente per le comunicazioni, per violazione delle norme sulla par condicio in periodo elettorale. L'ammontare complessivo è di € 300.000, divisi equamente tra le tre reti, che però sappiamo già non avere nessuna capacità dissuasiva per il futuro: cos'è una somma simile per colossi come Rai, Mediaset e Sky? Se è ritenuta parte della politica aziendale la copertura sbilanciata del periodo preelettorale, i colpevoli non avranno già messo da parte in anticipo le risorse (per altro irrisorie) per affrontare evenienze di questo tipo?
Tg1 e Tg4 sono stati puniti per aver dedicato uno spazio abnorme alle forze di maggioranza e ridicolo a quelle di opposizione (centrosinistra e terzo polo), Sky per averne garantito troppo poco all'UdC. Le sanzioni sono arrivate molto tardi, però, e la notizia non ha avuto alcuna risonanza mediatica. Come sempre succede in questi casi.
Le sanzioni contro Mediaset, ormai, sono una tradizione dei periodi elettorali (che si susseguono ogni primavera, visto che in Italia si vota con cadenza annuale), mentre il Tg1 di Minzolini, tra un servizio sul divieto di calpestare le formiche e uno sulla cottura delle patate in lavastoviglie, si occupa di politica in modo ormai incredibilmente fazioso, così che ad ottobre ricevette una diffida e a fine marzo un altro monito sempre da parte dell'autorità, mentre l'anno scorso ha collezionato la prima sanzione.
Sta di fatto che la legge sulla par condicio è di efficacia sempre più teorica: il suo rispetto è divenuto opzionale e le sanzioni non sono tali da spaventare una grossa rete televisiva che vuole farsi house organ, tantomento la Rai partitocratica (di maggioranza) delle cui perdite patrimoniali non risponde chi la dirige. La prova la costituisce la recidiva costante di coloro che infrangono le regole professionalmente.
Compreso ciò, occorre forse rivedere il sistema delle sanzioni, perché una normativa da sola non ha alcuna efficacia reale se la sua violazione non provoca immediatamente una possibile reazione efficace. Uno strumento potrebbe essere colpire non più le reti, ma i direttori di testata, in modo che persone come Minzolini, rischiando del proprio, ci pensino due volte prima di dimostrare la consueta strafottenza nei confronti dei richiami dell'autorità. In casi di reiterata e grave infrazione, si potrebbe anche pensare di colpire pesantemente la rete chiudendo la finestra informativa colpevole o, in casi gravissimi, anche di riassegnare la frequenza occupata: l'etere è pubblico e non lo si può concedere a chi permane abitualmente nell'illegalità.
Se invece non ci si vuole spingere così avanti e si vuole rimanere fermi al sistema attuale di sanzioni contro le reti, allora occorre aumentarne l'ammontare, possibilmente rendendolo proporzionale alle dimensioni del soggetto colpito, pena lo schiacciare i piccoli e non fare che il solletico ai grandi.
Ma se si vuole lasciare tutto come è ora, allora tanto vale avere la franchezza e l'onestà intellettuale di eliminare questa inutile legge sulla par condicio: che i direttori operino dichiaratamente secondo coscienza, visto che in realtà lo fanno già.
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