Nel giorno della vittoria dei ribelli in Egitto, dedico una breve nota ad un fatto di casa nostra, assolutamente secondario se non mi avesse coinvolto tempo fa in un diverbio con un altro blogger sulla meritevolezza dei contributi pubblici ai giornali degli Angelucci, Libero e Il Riformista. Tanto mi basta per invertire le precedenze.
L'Agcom, l'Autorità Garante per le Comunicazioni, ha accertato che Libero e il Riformista appartengono entrambi a Tonino Angelucci (e che quindi gli assetti proprietari dichiarati ufficialmente non sono veritieri) e che Libero ha ricevuto milioni di euro di finanziamenti non dovuti dal fondo della Presidenza del Consiglio a favore dell'editoria. Adesso la testata dovrà restituire il denaro pubblico che ha intascato facendo carte false, ma probabilmente anche il Riformista dovrà fare lo stesso, a causa dell'illecito commesso dai comuni padroni.
Non si tratta di un agguato della magistratura comunista: l'Agcom, come tutte le autorità indipendenti, è di nomina politica, con membri in quota ai partiti di maggioranza e opposizione e con un presidente, Calabrò, dal passato molto vicino al Presidente del Consiglio (ne fu sottosegretario).
Ora le due testate, già sostenitrici della lotta agli sprechi e per la legge del libero mercato, dovranno vedersela con lo stesso mercato tanto invocato, ma che negli anni non li ha mai premiati. Vedremo cosa succederà.
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