domenica 30 gennaio 2011

I rifiuti tossici non occorre mandarli in Campania

Tradizionalmente la Campania ha sempre avuto un ruolo centrale nell'economia di mercato nazionale. I lavoratori in nero campani, infatti, sono la manovalanza qualificata delle ditte edili, confezionano le borse di pelle delle migliori griffes e svuotano i containers delle navi che arrivano dalla Cina. Le discariche per i rifiuti solidi urbani e le campagne della regione, inoltre, sono sempre state degli ottimi luoghi dove sversare tutti quei rifiuti pericolosi che i laboriosi imprenditori del nord non avevano voglia di smaltire e che gli onesti cittadini del nord non ci tenevano ad avere nel proprio giardino.
Il sistema economico del paese aveva bisogno della Campania, perché è connaturata nello sviluppo industriale la nascita di quei problemi, come il costo del lavoro e la produzione di scorie di lavorazione tossiche, a cui la regione dava brillantemente risposta. Gli slogan leghisti e secessionisti, dunque, erano pura demagogia a cui non credevano nemmeno i loro autori.
Naturalmente un prezzo pesante lo doveva pagare la maggioranza dei campani, ma la diagnosi era unanime: così succede quando i cittadini non controllano più il proprio territorio, perché sono altri (le cosche e lo Stato centralizzato) a farlo al posto loro.
E' legge di mercato che in regime di libera concorrenza l'offerta tende sempre a venire incontro alla domanda e così sta avvenendo anche nel nostro caso: il Nord sta imparando a fare da solo, importando i modelli "vincenti" del Sud e ridisegnando il proprio tessuto sociale in modo da meglio integrarlo con le proprie necessità economiche. Non c'è da stupirsi, quindi, se le cosche hanno invaso la Lombardia, se i lavoratori in nero cinesi dei sottoscala sono sempre più indispensabili e se sotto le città lombarde cominciano a trovarsi enormi giacimenti di rifiuti tossici.
L'ultimo caso è scoppiato a Brescia, dove si è scoperto che chilometri di tangenziale stanno venendo costruiti sopra un letto di scorie di fonderia non trattate, un miscuglio ad altissima pericolosità ambientale. Secondo alcuni testimoni, il materiale sarebbe stato interrato quando era ancora fumante, appena uscito dalla fabbrica di produzione, segno evidente che il ciclo dello smaltimento illegale dei rifiuti si è accorciato molto, diventando - diremmo - a chilometro zero...
Resta da porsi solo una questione: se al Nord i "padroni a casa nostra" inquinano il territorio in cui vivono, la loro casa, si è davvero sicuri che la ragione dell'incuria italiana sia la distanza (anche fisica, secondo la retorica federalista) tra chi fa le scelte e il territorio?

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