martedì 1 febbraio 2011

Rivolte d'oltremare

Paesi coinvolti nei disordini
Nella cartina si può vedere la geografia dei disordini che in questo inizio di 2011 hanno riguardato l'intera sponda meridionale del bacino del Mediterraneo. Le uniche nazioni risparmiate, tra quelle rivierasche, sono state la Libia, il Libano e Israele, anche se per ragioni diverse. Il regime libico, di stampo autoritario, sembra godere di una salute migliore rispetto alle altre dittature nordafricane, anche se non è detto che il contagio rivoluzionario non si espanda anche in quel paese stretto tra la Tunisia che ha ormai cacciato Ben Ali e l'Egitto che sta per cacciare Mubarak. Israele e il Libano, invece, sono già paesi democratici (anche se entrambi sui generis) e non hanno conosciuto scontri di piazza. Fuori mappa lo Yemen, anch'esso attraversato da proteste.
Nella cartina hanno colorazioni diverse la Tunisia (dove la rivolta ha già registrato un primo successo, anche se non è ancora conclusa), l'Egitto (dove la rivolta è in atto proprio in questi giorni), l'Algeria e il Marocco (paesi magrebini dove i tumulti ci sono stati, ma per ora principalmente per ragioni economici e non con l'incisività tunisina) e infine Mauritania, Siria e Giordania (toccate da fatti di minore rilievo, almeno per ora). Caso leggermente a sè è il Sudan, nazione da qualcuno definita Stato-rottame è che in questo periodo oltre alle proteste contro il suo dittatore sta vivendo anche lo spettro della secessione (o della dissoluzione).
Tutte le nazioni colorate sono rette da governi non eletti democraticamente, ma che, in un modo o nell'altro, sono funzionali agli interessi occidentali nella regione. Così l'Algeria è primaria per gli approvvigionamenti europei di idrocarburi, il Marocco e la Giordania sono cani da guardia contro l'ascesa di partiti antioccidentali di ispirazione religiosa e l'Egitto è un paese che ormai da anni collabora attivamente con Israele nel blocco totale contro la Striscia di Gaza. Non è caso che sia stato Blair, il responsabile per la promozione dei negoziati di pace tra Israele e Palestina, ad auspicare una transizione ordinata in Egitto al fine di evitare di cambiare gli equilibri nella regione (tradotto, di rendere meno salda la posizione di forza israeliana...). Solo la Siria è malvista dalle cancellerie americane ed europee per i suoi rapporti troppo stretti con l'Iran.

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