domenica 15 maggio 2011

Avvenire non chiede di boicottare Moretti: ancora disinformazione italiana

Cannes ha accolto con molto favore il film Habemus Papam di Nanni Moretti, un'opera che personalmente ho trovato ironica e perlopiù priva degli elementi più cervellotici del cinema del regista romano. Commenti non negativi sono giunti anche dalle due principali testate cattoliche, Famiglia Cristiana e Avvenire, che riconoscono la qualità artistica della pellicola, ma che (Avvenire più che altro) osservano come sia una ricostruzione comunque atea, sebbene benevola, della realtà vaticana.
Una parte del mondo cattolico, invece, ha espresso posizioni molto più radicali, denunciando un attacco diretto alla Chiesa e al Pontefice e chiedendo a gran voce il boicottaggio del film da parte dei fedeli. Il resto della stampa ha preso queste ultime dichiarazioni come la posizione cattolica ufficiale e, giocando sul fatto che la prosposta di disertare le sale sia stata lanciata dal vaticanista Salvatore Izzo con una lettera ad Avvenire, ha avuto gioco facile a sostenere che fosse questa la linea del giornale della CEI, ignorando l'intenso dibattito che si è svolto su quelle stesse colonne a proposito del film. Lo stesso direttore ha affermato che quella di Izzo non è l'opinione della redazione.
Pare che sia stato Fabio Fazio, travisando un'agenzia, a commettere il qui pro quo, scambiando la lettera per un editoriale. Poi, dato che l'errore faceva comodo, è stato ripreso in rete nonostante le smentite, così che è passata l'idea che Avvenire abbia chiesto ai cattolici di non assistere alle proiezioni di Habemus Papam.
Izzo fa parte di quella frangia di cattolici che crede che la risposta ad ogni posizione divergente debba essere la censura o, quantomeno, la non esposizione ad essa. Un atteggiamento certamente suicida, che alla lunga finirebbe per ghettizzare i cattolici italiani, la minoranza (i praticanti sono solo una minoranza, oggi) nazionale più consistente, causando la loro asfissia culturale. Linea ripudiata anche da Messori, ma che continua ad essere ben radicata tra i credenti più oltranzisti fautori della dicotomia Chiesa-mondo, salvo, magari, poi tacere quando la gerarchia ecclesiastica si compromette con la politica più corrotta, vista come male necessario per un'improbabile attività pastorale.
Parallelamente, gli anticattolici non vedono l'ora di approfittare di queste boutade che sono sempre occasioni d'oro per esprimere un giudizio totalizzante su tutti i fedeli, dipinti come chiusi e ostinati, affermando una fantomatica maggiore tolleranza dei non credenti o degli appartenenti ad altre religioni. Sparate come quelle di Izzo, quindi, si rivelano comunque dei boomerang formidabili per la Chiesa.
La stampa che cade in questi errori è la stessa la cui superficialità è irrisa dal film di Moretti. Il giornalista che, invece di informare, disinforma è come una guida cieca che trascina l'intera opinione pubblica nel proprio errore. E guai alle guide cieche!

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