domenica 8 maggio 2011

Un senatore dell'IdV chiede di far tacere chi critica Striscia la Notizia

Apprendo dal blog di Gad Lerner che un senatore dell'Italia dei Valori, Elio Lannutti, ha presentato un'interrogazione parlamentare ai ministri dello sviluppo economico e degli affari esteri per difendere la trasmissione televisiva Striscia La Notizia dalle accuse, risalenti all'ottobre scorso, del settimanale americano Newsweek.
Ma che ci fa un parlamentare della Repubblica, non del Pdl, a difendere una trasmissione del Biscione? E quali inauditi attacchi avrebbe subito la striscia serale di Canale 5 perché un senatore invochi l'attivazione della Farnesina contro un settimanale statunitense?
Il sen. Lannutti, nel testo a cui ho fatto rinvio, si prodiga in un interminabile panegirico dell'operato del programma TV, tre lunghi paragrafi in cui tesse le lodi di Antonio Ricci e dei suoi inviati per i loro oltre vent'anni di inchieste, affermazioni sulle quali non ci interessa entrare nel merito. Solo dopo viene presentato il caso, la cui descrizione è demandata ad un articolo di Libero (sì, quel Libero, il giornale di Feltri e Belpietro!) che dipinge le critiche della giornalista americana Barbie Nadau come un assalto coordinato (tra chi?) a Striscia.
Il senatore sposa la linea del quotidiano: una trasmissione scomoda sta venendo ingiustamente diffamata e trasformata in un capro espiatorio di tutti i mali italiani. Inoltre, ulteriore prova della malafede della giornalista, è la sua reazione apparentemente esagerata dopo la denuncia che ha subito per diffamazione: ha dichiarato di aver provato timore e di considerare la querela come una forma di intimidazione.
Ciò che è successo, in realtà, è molto più semplice ed è comprensibile leggendo la stessa interrogazione: un'americana, non abituata alla licenza della TV italiana, ha guardato un programma ritenuto per famiglie ed ha assistito ad un balletto sexy (inutile che ci giriamo intorno: le veline sono lì proprio per essere belle da guardare) impensabile nel suo paese, così che ha pensato di scriverci un articolo. Essendo straniera, poi, non sapeva che da noi la denuncia per diffamazione contro i giornalisti è una prassi ormai universale ed ha creduto (avendo in mente la realtà degli USA) che fosse una cosa seria, spaventandosi senza motivo.
Sconcertante, invece, è ciò che l'esponente dell'Italia dei Valori (ripeto, non del Pdl) domanda ai ministri: «quali misure urgenti il Governo intenda attivare per ripristinare la verità dei fatti ed impedire l'attacco concentrico ad una trasmissione libera come "Striscia la Notizia"».
Dunque, per un esponente dell'attuale opposizione, il governo presieduto dal padrone della rete che trasmette Striscia La Notizia dovrebbe intervenire ufficialmente per neutralizzare un articolo su Striscia La Notizia ed attivarsi per evitare che in futuro vengano pubblicati ulteriori articoli critici sulla stessa trasmissione. Poi, magari, il senatore scenderà in piazza alla prossima manifestazione in difesa della Costituzione, della quale dimentica certamente l'articolo 21, di cui è bene sempre riportare il testo per intero.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'Autorità giudiziaria.
Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Il secondo comma, la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure, dovrebbe farci ricordare che non è il governo ad essere tenuto a fare in modo che i giornalisti dicano quella che è ritenuta essere la verità (da chi, poi, dal sen. Lannutti?). Se la libertà di stampa diventa diffamazione ed offesa ai diritti di altri cittadini, la Costituzione specifica chiaramente che deve essere l'autorità giudiziaria ad occuparsene, non il governo, nè il potere politico nel suo complesso. E' la discriminante fondamentale tra la democrazia liberale e lo Stato autoritario.

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