martedì 29 giugno 2010

Marrazzo e Polverini: c'è una bella differenza

A conti fatti, si può ben affermare la differenza di stile tra l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo e la nuova fiamma del centrodestra, Renata Polverini. Dopo una campagna elettorale della seconda fondata sullo scandalo dei trans e sui valori tradizionali cattolici (e infatti per questo la Chiesa locale si è improvvisamente trasformata in sua galoppina), finalmente è giunta la sua elezione trionfale, salutata come l'arrivo del nuovo messia da parte di neonazisti, atei-devoti, clericali, baciapile, costruttori in affari col Vaticano, tassisti romani, eccetera. E, dopo l'elezione, come ogni volta accade, il suo momento di spoil system.
Tra i tanti nuovi dipendenti della regione assunti c'è anche una signora bionda, molto "amica" del Premier che si è fatta recentemente una bella trasferta in Canada nella delegazione italiana al G8. Ora, indipendentemente da chi abbia pagato la trasferta (perché tanto si sa già che la dolce compagna di Napoleone jr ha viaggiato sull'aereo di Stato pagato da noi contribuenti), ci sembra decisamente chiaro in cosa consiste la differenza abissale tra la Polverini e Marrazzo, il motivo ultimo per cui la Chiesa preferisce lei a lui: Marrazzo faceva venire i trans pagati da lui a casa sua, la Polverini assume le accompagnatrici (escort?) di Berlusconi negli uffici pubblici. Tutt'altro senso dello Stato!
Saranno però contenti gli elettori di quella pessima sindacalista poco colta e retrograda che adesso vedranno finalmente in atto nel teatrino della politica regionale ciò che in cuor loro considerano il giusto comportamento della casta di potere: prebende alle favorite, ipocrisia clericale, prostituzione di nascosto (l'immagine conta, non la sostanza), assoluto menefreghismo nell'utilizzo dei fondi pubblici per i propri piaceri personali.
Saranno contenti e una volta di più seguiranno entusiasti le follie del loro Imperatore e della loro satrapa, perché - credono - finché la loro clientela sarà assicurata e il loro orticello sarà nutrito dall'acqua rubata al vicino tutto andrà bene. L'importante è tirare a campare.

lunedì 28 giugno 2010

Il vaticano e lo Stato di Diritto

Supponiamo uno scenario di fantasia.
Il circolo bocciofili di Bruxelles è nell'occhio del ciclone: gli inquirenti sospettano che tra i suoi soci ci siano alcuni favoreggiatori di gravissimi delitti, rei di aver coperto e nascosto persone colpevoli di abusi di ogni sorta, non disdegnando neppure di usare una tomba per occultare prove e documenti di tali reati. Si ritiene che l'associazione in sé potrebbe avere molto a che fare con questi orrendi fatti e si sta indagando per capire quanto sia stata estesa effettivamente la rete di protezione e chi ne abbia fatto parte.
Appena le accuse sono risultate fondate, così, la polizia è passata così all'azione, recandosi alla sede del circolo durante una riunione sociale e, trattenendo per alcune ore i soci lì riuniti, hanno cominciato una serie di perquisizioni per appurare la verità e cercare prove che confermassero o smentissero i sospetti avanzati. E' stata anche perquisita la casa del presidente dei bocciofili e sono stati sequestrati numerosi documenti prodotti da una commissione interna istituita dallo stesso circolo bocciofili per fare luce sui fatti in questione: i magistrati hanno voluto appropriarsi di quel materiale per verificare che al suo interno non ci siano notizie utili all'indagine. Il sospetto della tomba, invece, è stato smentito dalla dovuta ispezione del sito.

Un fatto del genere, ovviamente, non farebbe alcuno scalpore: se la magistratura sospetta un crimine, ha il dovere di far eseguire tutte le operazioni di polizia giudiziaria necessarie per la scoperta di esso, se c'è, o per poter appurare la sua inesistenza. E' la giustizia, che non guarda in faccia a nessuno e considera tutti gli uomini uguali davanti alla legge, che amino o meno il gioco delle bocce, che siano isolati o che siano riuniti in associazioni.
Ma l'allergia dei vertici del Vaticano per le regole dello Stato di Diritto e per l'uguaglianza degli individui davanti alla legge è ormai leggendaria e la prova è tutta nel nostro ordinamento italiano: la Chiesa non paga le tasse sugli immobili, la Chiesa deve ricevere un trattamento diverso rispetto alle altre confessioni religiose, i simboli della Chiesa sono assimilati a simboli dell'intero Stato e, in futuro, occorrerà del permesso dei loro superiori ecclesiastici per intercettare le telefonate dei chierici.
Così se una procura belga dimostra di considerare i prelati alla stregua degli altri cittadini, allora è uno scandalo, è indegno, è peggio dell'URSS... ed è soprattutto una dimostrazione di scarsa fiducia nei confronti di Santa Madre Chiesa e della sua commissione d'inchiesta interna, che infatti ha rassegnato le dimissioni 'scioccata' per ciò che è avvenuto.
Perché, si sa, in fin dei conti nell'Ancien Régime il clero poteva essere processato solo dalla Chiesa stessa. Come mai si è cambiata, dopo tanti secoli, quella bella usanza?

venerdì 25 giugno 2010

Ministero o Diritto di Asilo?

Nel Medioevo esisteva il cosiddettoanello di salvezza, ovvero un'area in cui chi vi si rifugiava era al sicuro dalla giustizia mondana e, se non vi si allontanava, poteva godere della protezione divina contro qualunque autorità. Si trattava, infatti, di luoghi sacri, come chiese, sagrati e cimiteri, dove si riteneva che alla giustizia umana dovesse subentrare la giustizia divina, per cui vigeva il Diritto d'Asilo, l'estrema speranza di tutti i rei.
Oggi, fortunatamente per i sostenitori della certezza della pena, questo istituto è stato abolito e si è imposto il principio per cui alla responsabilità penale si può sfuggire solo per concessione dello Stato stesso (indulti e amnistie). Oppure entrando in politica, come dimostra l'ennesimo ministro-predone del governo Berlusconi.
Napoleone jr, infatti, avendo bisogno di un nuovo ministro del federalismo, ha scelto un uomo del PdL, ma vicinissimo alla Lega, Aldo Brancher. Il quale Brancher è un pluridecorato di scandali e inchieste: è stato nell'occhio del ciclone all'epoca di Mani Pulite e ha ancora accuse pendenti per la vicenda della Banca Popolare e dei "furbetti del quartierino".
E, ovviamente, il neoministro ha subito annunciato di voler approfittare della recentemente approvata legge sul legittimo impedimento, che permette ai politici con responsabilità istituzionali di sfuggire ai processi autocertificando generici impegni lavorativi. Norma scandalosa, poiché lascia alla correttezza dell'imputato la possibilità del processo di procedere o meno, dato che se il politico in questione dovesse autocertificarsi un mucchio di balle, allora il dibattimento rimarrebbe sospeso all'infinito.
Ora, in più, ci tocca sentire l'ipocrisia dei leghisti, che dimenticandosi di essere la colonna portante di questo governo di mafiosi e corrotti, si dichiarano indignati per la furbata di Brancher, resa possibile da una legge entusiasticamente votata alle camere dagli stessi parlamentari del Carroccio.

In difesa del relativismo

La fine del Novecento sarebbe stata, si è detto in passato, la fine delle ideologie: tutti i miti sarebbero crollati, tutte le grandi idee sarebbero tramontate, le religioni sarebbero morte sotto la spinta della secolarizzazione, ogni progetto di visione organica dell'uomo sarebbe venuto meno, per il trionfo del relativismo e dell'economia di mercato. Il terzo millennio, si diceva, avrebbe avuto come metro il dollaro (o l'euro, per gli europeisti).
Questo almeno si pensava nel Vecchio Continente, dove i fenomeni sopra descritti la facevano da padrone e gli intellettuali sembravano essersi pacificamente arresi con più o meno favore. Ma ora, 21 anni dopo la caduta del muro di Berlino e l'inizio della "fine", la storia sembra essere rinata e delle forze di matrice radicalmente opposta alle prima stanno guadagnando terreno: nuovi gruppi religiosi di matrice americana in occidente stanno facendo proseliti, la Chiesa cattolica sta cercando di conservare e riconquistare spazi in pericolo o precedentemente perduti, l'estremismo islamico si sta infiltrando nelle comunità musulmane europee pessimamente integrate nella 'pax americana' dei valori del mercato. E poi sette di ogni tipo, dagli orientaleggianti ai neopagani, da gruppi amerindi a sedicenti neostregoni, a scientology, eccetera.
Così il mondo occidentale secolarizzato, relativizzato e monopolizzato dalla religione unica del mercato e della tecnica è un vecchio ricordo, passando dal regno delle previsioni realistiche a quello delle chimere (per i sostenitori) e a quello degli incubi (per i detrattori). Il tutto, ovviamente, senza nessun tentativo preliminare di comprendere lo scenario ormai sfumato e di separare - o almeno provare a farlo - preliminarmente il grano dall'oglio.
Essenzialmente il relativismo, infatti, è una cosa che piace a chi sostiene una posizione minoritaria e ha la necessità di ottenere il riconoscimento del proprio diritto di esistere, mentre è radicalmente avversato da coloro che detengono la posizione dominante in una società. Questa fondamentalmente è la ragione per cui Benedetto XVI è stato il primo nemico del relativismo e gli anticlericali sono stati i suoi primi difensori e alfieri: non è una questione di contenuto del pensiero, ma esclusivamente una questione di convenienza del gruppo. Se Bendetto XVI si ritrovasse all'improvviso in ridicola minoranza, allora ci sarebbe da scommettere che sarebbe in prima fila a rivendicare il diritto di tutte le idee a convivere con pari dignità.
E infatti è il relativismo l'unica forma di convivenza possibile tra le opinioni divergenti della nostra società, perché esso, declinandosi nell'idea che ciò che è fondamentale sono solo la dignità e la libertà dell'uomo, la possibilità di autorealizzazione e la garanzia di poter formare il proprio pensiero e di poterlo poi manifestare liberamente, senza dover poi temere la coercizione esterna, allora porterebbe alla superiorità della persona sulle ideologie.
Solo quando si riconoscerà che il pensiero di ciascuno di noi è influenzato dalle esperienze vissute, che la nostra esperienza pregressa ed il nostro modo di essere hanno un'influenza determinante sulla percezione e che quindi la medesima realtà può legittimamente apparire in due modi diversissimi tra loro a due persone differenti, allora e solo allora queste due persone differenti capiranno che i loro punti di vista devono sì confrontarsi, ma prima di tutto devono riconoscersi vicendevolmente legittimi.
Il relativismo, perciò, si configura non più come una forma di nichilismo, una resa al mercato ed al confronto materialistico più brutale tra gli uomini, ma al contrario diventa la vetta più alta dell'umanesimo, perché colloca ogni religione, ideologia, filosofia e punto di vista al di sotto della persona umana, superiore in dignità a qualsiasi altra cosa.