venerdì 4 febbraio 2011

L'ANP offre tutto, ma non basta ancora: come non si fa una pace

Mentre tra i palestinesi si continua a morire, quella che ho già definito la wikileaks dimenticata ci svela i pietosi retroscena delle trattative di pace dell'ANP con Israele, vero manuale di come non si costruisca una pace equa, vera e duratura.
Intanto ricordiamo che l'attuale governo dell'ANP di Ramallah non è quello legittimo: le ultime elezioni, infatti, le vinse il partito Hamas che conquistò la maggioranza in parlamento ed è al movimento islamico sarebbe spettato di formare il nuovo governo palestinese. Invece il partito Fatah, quello dello scomparso Arafat e del presidente Abu Mazen, non accettò l'esito del voto e, insorto in armi, prese il controllo della Cisgiordania e cominciò a reggerla col sostengo di Israele e dell'Occidente, che non avevano riconosciuto la legittimità Hamas.
Da quel momento in poi, la Gaza di Hamas e la Cisgiordania di Fatah hanno conosciuto due destini profondamente diversi, dato che la prima ha subito un'invasione israeliana ed è da anni sotto un assedio congiunto di Israele ed Egitto, mentre la seconda è stata inondata di milioni di dollari di sovvenzioni americane per permettere ai suoi governanti di consolidare la propria posizione.
In Cisgiordania, dove Fatah ha creato un circolo di clientele grazie al denaro occidentale e dove in molti cominciano a lamentarsi dei metodi autoritari che cominciano a prendere piede contro gli oppositori, sarebbe dovuta nascere (secondo la propaganda) una società palestinese democratica, pacifica ed amica di Israele. Wikileaks, invece, ci fa sapere che i politici palestinesi, dipendenti più dai contribuenti europei ed americani che dai propri cittadini, stanno di fatto svendendo la pace con Tel Aviv.
La questione delle risorse idriche balzò agli occhi mesi fa e sicuramente era un indizio sullo scarso impegno della rappresentanza dell'ANP nel portare avanti gli interessi della propria parte nei negoziati di pace. Adesso si viene a sapere che i negoziatori avevano deciso di rinunciare a numerosi quartieri di Gerusalemme, avevano accettato l'idea americana di non far rientrare i profughi palestinesi nelle loro case, ma di sistemarli in Sud America, ed, infine, avevano offerto di permettere l'annessione a Israele di moltissimi insediamenti ebraici abusivi costruiti in territorio palestinese. Una calata di brache, agli occhi dell'opinione pubblica araba e non solo.
Wikileaks ci svela anche che, col consenso degli USA, l'allora governo israeliano di Olmert respinse la proposta (ringraziando, però, per la buona volontà!) ritenendola insufficiente: Israele voleva di più, ora che aveva un interlocutore fantoccio a cui far firmare un trattato umiliante. Del resto, Olmert doveva da un lato trattare per dimostrare la propria buona volontà al mondo, ma dall'altro garantire all'elettorato di destra israeliano la permanenza dei coloni e la futura possibilità di espansione illegale degli insediamenti abusivi.
Con la caduta di Olmert e l'elezione di Netanyahu, questa trattativa farsesca si è infine interrotta e Israele ha cominciato a chiedere pubblicamente quello che fino a poco prima lasciava intendere attraverso i canali riservati. L'ANP, così, ha dovuto cominciare ad opporre resistenza al fine di non perdere i pochi stracci di credibilità che le rimanevano nei confronti della sua opinione pubblica.
Ora l'uscita di questi cablogrammi di Wikileaks è stata un vero terremoto in Cisgiordania: Fatah ha apertamente tradito la causa palestinese e l'intransigenza di Hamas comincia a piacere sempre di più, così come la sua capacità di mantenere un minimo di organizzazione statale anche in quella Gaza che l'assedio ha cercato di trasformare in un inferno. E' categoricamente da escludere, quindi, che nuove elezioni palestinesi possano dare esito diverso dal tracollo del partito di Abu Mazen.

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