Mentre la nostra stampa si preoccupava dei commenti ingenerosi dei diplomatici americani sulle macchiette che abbiamo come leader, le vere conseguenze rilevanti di Wikileaks sono da tutti dimenticate e ignorate.
Per esempio nulla è stato detto sui cablogrammi (ovvero i messaggi criptati usati dalle sedi diplomatiche per comunicare con i ministeri in patria) con cui i funzionari statunitensi hanno bollato il governo turco di fanatismo religioso e di odio gratuito per Israele e che adesso rischiano di dare il colpo di grazia alle già fredde relazioni tra USA e Turchia.
Effetti peggiori, però, stanno avendo le rivelazioni sulla posizione di moltissimi leader arabi in merito ad una possibile guerra futura contro l'Iran: nazioni come l'Arabia Saudita, il Bahrein e l'Oman hanno fatto sapere di desiderare un conflitto contro Teheran.
Gli israeliani da ciò deducono la necessità dell'intervento militare e invitano gli USA a bruciare le tappe e attaccare il prima possibile. I dittatorelli arabi, disponibili al conflitto, temono invece che adesso sia il loro potere ad essere messo in pericolo dalle rivelazioni che certamente faranno riversare su di loro parte del sentimento antiamericano delle masse mediorientali. Anche il regime di Mubarak teme per via dell'indiscrezione che vorrebbe l'Egitto ostile ad Hamas (movimento che invece trova un fortissimo sostegno popolare).
Inquietante è invece scoprire che il nuovo direttore dell'agenzia atomica dell'ONU, il giapponese Amano, ci ha tenuto a dichiarare la propria piena vicinanza agli USA sulla questione iraniana. Parallelamente, si è saputo che il governo americano in realtà non avrebbe mai creduto nella via diplomatica per sciogliere il nodo del nucleare e che per questo motivo gli sforzi della diplomazia a stelle e strisce non sarebbero mai stati né incisivi né efficienti: l'unica strategia sul tavolo sarebbe sempre stata quella militare.
Ugualmente destabilizzanti sono le notizie filtrate sull'attività anti-Hezbollah di USA e Israele in Libano, dove si rivela che le fazioni cristiane avrebbero sostenuto l'invasione israeliana del 2006 fino a che i bombardamenti non le hanno toccate direttamente e che, nel 2008, il ministro della difesa cristiano avrebbe promesso la neutralità delle forze armate libanesi in caso di un nuovo attacco contro i miliziani sciiti. Risulta anche che tutte le inchieste sul famoso omicidio Hariri sarebbero state condotte dai tribunali interni e internazionali subendo una fortissima ingerenza americana.
In un Medio Oriente sempre più destabilizzato e percorso da venti di guerra, la gaffe di Wikileaks rischia di sparigliare le già confuse carte in tavola.
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