Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre, è il responsabile della trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano Vieni via con me, che con le ultime due puntate ha registrato gli ascolti più alti della rete, della Rai e delle prime serate in cui è avvenuta la messa in onda. Così la Rai, per premiarlo per il successo che ha registrato, gli ha spedito una lettera di richiamo (cioè un provvedimento disciplinare) e, così facendo, ha reso possibile l'eventuale apertura della procedura di licenziamento nei suoi confronti.
Il mandante pare che sia il ministro Maroni, che non ha affatto gradito l'ultima puntata in cui Saviano ha parlato delle infiltrazioni della 'Ndrangheta in Lombardia, del modo in cui la società lombarta ha accolto le cosche, in qualche modo favorendole, e del mancato impegno della Lega (forza politica dominante in quella realtà) per contrastare il fenomeno dal punto di vista culturale, oltre che con gli slogan. Si è adirato sentendo ricordare per la prima volta davanti a nove milioni di telespettatori che qualche mese fa avvenne un abboccamento tra un politico leghista e degli esponenti delle 'ndrine (famiglie mafiose calabresi), vedendo le immagini di un meeting della Cupola svoltosi appena fuori Milano, accorgendosi che per la prima volta si era rotto il silenzio sull'attività delle cosche nel Nord.
Il ministro voleva andare in trasmissione a replicare (a cosa? A dei video?), ma Mazzetti glielo ha negato: la trasmissione non è un talk show, nè una tribuna politica. Al che Maroni si è attivato per usare tutta la propria influenza contro Saviano e Mazzetti, ottenendo da Masi una spada di Damocle sospesa sopra la testa del secondo. Il Giornale di Sallusti, invece, si sta occupando del primo con una raccolta di firme contro di lui, colpevole di diffamare il Nord (come una volta era colpevole di diffamare il Sud!).
Così, mentre la Sicilia ha superato da decenni il periodo in cui della Mafia era vietato parlare, adesso tocca alla Lombardia, la terra col più alto tasso di investimento mafioso d'Europa, erigere uno scudo di omertà a difesa dei clan che devono poter fare affari indisturbati. Si isolano le associazioni antiracket, si manganella mediaticamente chiunque osa parlare e si nega fino all'estremo l'esistenza del fenomeno (come ha fatto il sindaco Moratti), così dimostrando che Saviano ha detto il vero: la Lombardia non solo non pone ostacoli alla 'Ndrangheta, ma ne è addirittura un ottimo terreno di coltura.
Così, alla faccia della meritocrazia, del mercato e del successo aziendale, la Rai si prepara a mazzolare i propri migliori autori, magari in attesa che, come nel caso Santoro, sia la magistratura a costringerla a reintegrarli e a riprendere a fare utili.
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