Presidenti coinvolti in casi di corruzione, potere personalistico, populismo, strane frequentazioni, xenofobia, leggi efferate sull'immigrazione, richiami da parte dell'Unione europea, gigionismo internazionale e presunto utilizzo dei servizi segreti dello Stato contro gli oppositori. E questa volta non si parla del nostro premier Silvio Cesare Berlusconi.
Sarkozy è riuscito in pochi anni ad apprendere la lezione italiana e, giovandosi della rovina del suo diretto rivale de Villepin, ha prima ottenuto il controllo della destra francese e poi dell'Eliseo. Da quel momento in poi ha portato avanti la sua crociata personale contro gli stranieri (anche di seconda generazione) cavalcando la xenofobia e l'islamofobia in esponenziale aumento, con slogan simil-leghisti su sicurezza, terrorismo (da notare che la Francia non ha subito attentati) e difesa dei posti di lavoro minacciati dall'invasione straniera. Dopo i musulmani è toccato agli zingari, espulsi in massa dal paese con una metodicità che non si vedeva da decenni in Europa, per la quale il Parlamento dell'Unione ha richiamato ufficialmente la repubblica transalpina.
Adesso il giornale satirico Le Canard Enchainé ha rivelato indiscrezioni secondo le quali i servizi segreti avrebbero tenuto sotto controllo la stampa per "ridimensionare" (usando le parole di Henri Guaino, consigliere presidenziale) i giornalisti, sollevando un polverone sul governo.
Il direttore sostiene che le fonti del giornale sono buone e che non si può avanzare un'accusa del genere senza sostanza. L'Eliseo impacciatamente smentisce ("la DCRI - il servizio segreto interno, ndr - non è la Stasi o il Kgb") e pretende di conoscere le fonti dell'inchiesta (il problema è sempre chi parla, mai chi fa), mentre il Parlamento ha chiesto l'audizione dei due direttori dei servizi per avere le spiegazioni del caso. Uno dei due, Bernard Squarcini, ha minacciato (ma non eseguito) una denuncia per diffamazione.
Squarcini nega la responsabilità di Sarkozy e accusa il capo della polizia di aver fatto tutto da solo, commissionando l'operazione di spionaggio. Sostiene che oggetto dell'attività di spionaggio non erano i giornalisti e i direttori, ma le loro fonti all'interno della Pubblica Amministrazione.
Non resta che misurare il livello di italianizzazione della Francia sulla base di quanto questi continui scandali influiranno sulla tenuta del Presidente. Nel caso in cui nemmeno adesso si deciderà di dare le dimissioni, allora il nostro rapporto di parentela stretta coi francesi potrà anche essere ufficializzato: il berlusconismo, questo sistema di leadership basato sul potere di uno, sul menefreghismo per le regole democratiche e sul populismo xenofobo, si è diffuso anche oltralpe.
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