mercoledì 27 luglio 2011

Il terrorista di Oslo figlio del nostro mondo

Nella grande operazione di catarsi collettiva avvenuta dopo la strage di Oslo, il terrorista "fallaciano" Breivik ha ricevuto dalla stampa occidentale e da tutta l'opinione pubblica l'etichetta di pazzo. Pazzo perché non è possibile che un europeo normale abbia compiuto un gesto del genere nel pieno delle proprie facoltà mentali. Pazzo perché deve essere antropologicamente quanto di più diverso possibile da noi per non costringerci ad interrogarci su cosa c'è di sbagliato nel nostro civile mondo occidentale.
Parallelamente, l'idea che Breivik possa essere condannato solo a ventun anni di reclusione scandalizza la gente: un mostro simile dovrebbe essere rinchiuso per sempre, si dice!
Ora, delle due l'una: o l'uomo è pazzo, e allora non è responsabile delle proprie azioni e non va punito, ma aiutato, oppure è un lucido criminale stragista che, soffocando ogni senso di umana pietà, ha deciso che massacrare 75 persone a caso è un mezzo idoneo per raggiungere il fine superiore della salvezza della civiltà occidentale.
Ma il folle non è imputabile, a differenza del malvagio, e per questo l'avvocato difensore ha già sostenuto l'infermità mentale del terrorista, in accordo con la stampa e con la vulgata popolare. Ma perché Breivik dovrebbe essere pazzo, se nelle sue 1500 pagine di manifesto non c'è una sola idea originale, ma solo pensieri da tempo ampiamente condivisi da politici e commentatori nostrani?
E' da dieci anni che siamo bombardati di propaganda islamofoba e razzista sui pericoli che la nostra civiltà starebbe correndo, sul fatto che i musulmani starebbero cercando di conquistarci, sul pericolo mortale che la nostra civiltà e la democrazia stessa correrebbero a causa delle ondate migratorie. Le moschee sono bollate come covi di terroristi, chi denuncia il razzismo viene etichettato come un dhimmi venduto all'Islam e i partiti xenofobi prendono fiumi di voti e in alcuni paesi (come il nostro) vanno al governo.
La violenza e la morte sono state magnificate da politici e giornalisti embadded che ci raccontavano cronache trionfali sulle guerre in Afganistan e Iraq, dove un massacro come quello di Falluja, degno di un Tamerlano in cacciabombardiere, era minimizzato e considerato indispensabile per vincere. Anche le garanzie processuali minime sono state derogate in nome dello scontro di civiltà in atto, della guerra del bene contro il male da combattere a costo di qualunque prezzo in vite umane (mediorientali).
Per la sicurezza di uno Stato, si è giustificato il massacro dell'operazione Piombo Fuso nella Striscia di Gaza, l'uccisione di una decina di pacifisti a bordo della prima Freedom Flotilla e l'occupazione perdurante di gran parte dei Territori Palestinesi. Per il contenimento del fenomeno migratorio, invece, si sono chiusi gli occhi davanti ai naufragi dei barconi dei clandestini nel Mediterraneo e i paesi dell'Europa Meridionale si sono palleggiati centinaia e anche migliaia di esseri umani per non doversi accollare personalmente l'onere del mantenimento e dell'eventuale rimpatrio.
Gente come Oriana Fallaci, Marcello Pera, Magdi Cristiano (o Crociato?) Allam e compagnia cantando si è mantenuta per anni seminando odio, qualche sparuta donna velata è stata resa un caso mediatico mondiale e verso chiunque chiedesse moderazione davanti alla deriva xenofobo-populista si è usato l'epiteto di radical chic, liberal ignaro delle sofferenze e delle vessazioni subite dalla gente comune (causate dalla presenza di una decina di donne col niqab in tutta la Francia?), collaborazionista col nemico dell'Occidente...
Adesso, dopo che per dieci anni si è seminato tutto questo ed è diventato normale pensare idiozie del genere, una persona che condivide queste idee e che ha l'idea idiota di metterle in pratica personalmente, senza sguinzagliare qualche aereo da combattimento a farlo per sè, viene bollata come pazza. No, Breivik non è un pazzo se non nella misura in cui tutta la nostra società è in preda ad una pazzia collettiva: Breivik è solo il frutto più maturo di un'ideologia intrinsecamente violenta e intollerante che si è diffusa capillarmente in tutto l'Occidente e che ancora oggi, dopo Oslo, nessuno si sogna di ripudiare.

1 commento:

  1. Gran bel pezzo...
    Può una società non solo folle, ma pulp come quella in cui ci troviamo a vivere, produrre altro che folli?
    Con un velo di rimpianto per i folli autentici, quegli esseri stralunati e poetici che attraverso lo squarcio che la loro follia ci apriva su altre dimensioni dell'essere, ci insegnavano la complessità del mondo e l'importanza sociale, dell'autentica follia.
    La follia di oggi usurpa alla follia reale un titolo che può essere corretto solo se subito a fianco, aggiungiamo "-pulp".
    O pulp-follia.
    Cioè la più tragica delle versioni umane...

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