venerdì 1 luglio 2011

Strauss-Kahn, una cameriera e il processo americano

Dopo il gigantesco clamore mediatico e le certezze degli inquirenti, Strauss-Kahn sembra che la stia per spuntare, ma non perché la difesa sarebbe riuscita a confutare i capi d'accusa, ma perché la figura della cameriera che denunciò la violenza è stata praticamente demolita dal passaggio al pettine della sua vita privata.
Nel processo americano, infatti, basta mettere in pessima luce una persona per far perdere qualsiasi credito alle sue parole, per quanto di per sè credibili possano essere. Ora c'è chi esulta, chi grida al complotto, chi denuncia un altro complotto, ma ordito dai poteri forti per liberare l'ex direttore del FMI e salvare uno dei propri...
Ribadisco che vale sempre e comunque la presunzione di innocenza. Tuttavia uguali garanzie devono essere riconosciute alla presunta vittima, che adesso viene presentata come una bugiarda patentata ed una calunniatrice di professione, mossa da opportunismo e da avidità, in combutta con una banda di suoi pari contro un povero innocente: giudizi lapidari sui quali non serve nè il condizionale nè la cautela.
Il processo americano, che piace tanto a certi pseudo-garantisti di casa nostra, è fondato sulla diffamazione reciproca tra le parti, sulla violazione dei più intimi spazi privati dei coinvolti e sullo sputtanamento di tutto lo sputtanabile. Un modello di populismo che, francamente, mi sembra tutto fuorché encomiabile.

 Riporto estratti dei principali articoli italiani sul caso, a volte corredati di breve commento.

Si legge su Repubblica:
l'accusatrice avrebbe un passato così burrascoso da non poter sostenere la versione dei fatti

Il Gran Khan è difeso da Ben Brafman, l'avvocato che aveva fatto assolvere Michael Jackson

Ofelia ha mentito su tanti particolari della sua vita privata. Quella che il suo avvocato difensore dipingeva come una musulmana modello è una donna dal passato e forse dal presente a dir poco movimentato
Notare che la cultura giuridica americana, decisamente primitiva, ha il pallino per la "credibilità" dell'accusatore: se sono uno sfigato e notoriamente bugiardo, anche se mi pestano a sangue, è probabilissimo che assolvano i miei aggressori perché io non sono "credibile". E' il problema della giuria popolare, gente che, come dice qualche giurista americano più illuminato, deve decidere la questione di fatto di un caso di diritto senza conoscere nè il fatto nè il diritto...

Da "Il fatto"

Quello che è stato fatto trapelare, per ora, è l’esistenza di una registrazione telefonica, in cui la cameriera 32enne parla al telefono con un uomo in prigione e discute dei possibili “benefici” che le verrebbero dalle accuse contro Strauss-Kahn. L’uomo è agli arresti perché trovato in possesso di un notevole quantitativo di marijuana. E’ anche tra coloro che negli ultimi due anni hanno fatto diversi versamenti di denaro sul conto della donna, per un totale di circa 100 mila dollari. I bonifici sono stati realizzati in Arizona, Georgia, New York e Pennsylvania.
La banda di drogati che cospira contro il presidente del FMI.

Gli investigatori hanno anche scoperto che la donna, che ha sempre sostenuto di avere una sola utenza telefonica, è invece in possesso di cinque differenti numeri telefonici
Vale lo stesso commento di prima

Avrebbe anche mentito sul fatto di aver subito una stupro e una mutilazione genitale nella Guinea, suo Paese di origine. La cameriera dice di avere inserito queste informazioni nella richiesta di asilo politico negli Stati Uniti, ma gli investigatori non ne hanno trovato traccia.
A questo non saprei, ora, che senso dare: perché una persona mentirebbe in modo così palese dando informazioni che non c'entrano assolutamente nulla con il caso? A me, invece, ingenuità del genere sembrano più indice di sincerità che indizio di complotto. Una spiegazione potrebbe essere la necessità di chi accusa di presentarsi come "vittima storica" per poter essere creduta dai giudicanti.

"Libero" (con molte virgolette) si interroga:
Le accuse di stupro, sodomia, e sequestro di persona sono pronte ad evaporare come acqua al sole: "Chi gli chiederà scusa, adesso?", si chiede il vicedirettore di Libero, Massimo De' Manzoni

Di Dsk erano emersi parecchi particolari sulla sua vita privata: "E' un farfallone", "Si diverte ai festini erotici", "Frequenta club di scambisti" e via dicendo. Tutto vero, forse. Ma queste abitudini non facevano di lui, automaticamente, uno stupratore.

Così, oggi venerdì 1 luglio, si scopre che probabilmente quel garantismo era dovuto: secondo il New York Times, gli inquirenti che indagano sul caso avrebbero scoperto una serie di incongruenze, contraddizioni e bugie che minerebbero la credibilità della cameriera stuprata. "Falle" che non riguardano l’aggressione, quanto il privato della donna
Si elencano dunque le cose già riportate dagli altri: chiaramente tutti gli articoli sono un unico lancio di agenzia "arricchito" (che si discosta nella forma, ma non nei contenuti, dalla versione del NYT). Curioso che il passato di DSK non debba essere ritenuto indicativo, mentre quello della cameriera basti a bollare le accuse di calunnia.

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