mercoledì 6 luglio 2011

Le responsabilità del nostro paese

L'Italia non può sottrarsi alle proprie responsabilità ammonisce il presidente Napolitano, ricordando alla politica i propri imprescrittibili doveri. Ma a quali responsabilità si riferisce?
Non alla responsabilità verso quelle migliaia di invalidi che rischiano di vedersi togliere l'assegno perché non troppo disabili. Nemmeno alla responsabilità verso gli studenti svantaggiati che dovranno vedersela anche l'anno prossimo con un organico degli insegnanti di sostegno ridotto all'osso. E neanche a quella verso i pensionandi che forse dovranno lavorare qualche anno di più per guadagnare qualcosina di meno, mentre le spaventose pensioni dei parlamentari vengono dichiarate intangibili. Non c'è chiaramente responsabilità verso i poliziotti e carabinieri che subiranno un'altra volta la scure del governo, mentre vengono spediti in Val di Susa a picchiare i manifestanti in modo da permettere all'Italia di spendere una quindicina di miliardi di euro per 70 km di ferrovia.
Napolitano non parla della responsabilità dello Stato verso gli ammalati, che dovranno assistere impotenti al taglio lineare al budget della sanità. Sembra che non esista nemmeno una responsabilità verso gli studenti, visto che il ministero dell'istruzione quest'anno opererà altri tagli, o i ricercatori, verso quali lo Stato è sempre stato irresponsabile. Chiaramente non c'è nessun dovere nemmeno verso il pubblico impiego che dovrà fare la propria parte per il bene comune.
Verso chi è responsabile, quindi, l'Italia? Ma è responsabile sul piano internazionale, naturalmente.
Certo, non si parla del dovere di cooperazione internazionale: i fondi per gli aiuti ai paesi poveri restano insignificanti e, talvolta, qualche distratto funzionario si dimentica perfino di spedirli ai destinatari... Ma non sono questi i nostri indefettibili obblighi verso il resto del mondo.
Le responsabilità italiane sono le missioni militari all'estero: garantire in Afganistan la presenza a tempo indeterminato di un corpo di occupazione - pardon, di ricostruzione e democratizzazione- per non sfigurare con gli USA o investire qualche altro miliardo di euro nel bombardamento della Libia, paese a cui abbiamo sganciato fiumane di denaro fino a qualche mese fa. Questo è l'interesse cruciale del paese.
Certo, ci sono anche altre parimenti degne responsabilità interne, come quella verso gli imprenditori della Cricca o della P4 che si occuperanno del cantiere TAV e quella verso le cosche che gestiscono il movimento terra sull'Aspormonte sbancato per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Per questi non c'è mai crisi, ma anzi, lo Stato deve dimostrare fermezza contro tutti i contestatori. Altrimenti ne va del buon nome dell'Italia...

A piè di pagina, noto che non è nemmeno più avvertita la necessità di eliminare le provincie.

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