venerdì 29 luglio 2011

Lo sconto sull'abbonamento del bus per un impiegato è un orribile privilegio?

Il Fatto Quotidiano locale dell'Emilia Romagna scopre degli inquietanti privilegi nei palazzi del potere della regione e della provincia e del comune di Bologna. Lo scandalo starebbe nel fatto che questi tre enti abbiano inserito nella contrattazione collettiva con i propri dipendenti la possibilità di usufruire di una convenzione, stipulata con l'azienda bolognese dei trasporti pubblici, che permette di avere a prezzo agevolatissimo l'abbonamento annuale per gli autobus.
Forse il cronista ignora che è pratica diffusa tra i datori di lavoro quella di accordarsi con imprese erogatrici di servizi per garantire ai propri dipendenti l'accesso alle prestazioni a costo vantaggioso: mense aziendali, buoni pasto, servizi navetta, tariffe telefoniche speciali e abbonamenti ferroviari sono solo alcuni dei benefit che sono comunemente concessi. Talvolta, invece, ai lavoratori sono concessi prodotti e servizi aziendali a integrazione della retribuzione (pensiamo alle corse gratuite per i ferrovieri) o benefici finanziari (partecipazioni agli utili o azioni).
Gli enti locali dell'articolo hanno deciso di inserire la suddetta clausola contrattuale a vantaggio dei dipendenti e ciò basta a far gridare al giornalista che siamo davanti ad un orribile privilegio, giusto perché, in ossequio a una legge dello Stato, si è fornito un abbonamento per gli autobus a un dirigente pubblico invece che concedergli un aumento salariale (che sarebbe quasi naturale se alla prossima contrattazione si decidesse di togliere questa agevolazione) perché si compri un SUV con cui andare in ufficio...
Un abbonamento è un giro d'affari di 300 euro all'anno (non al mese) e in realtà la perdita per la municipalizzata è (per quanto riguarda la provincia) di 90 euro (sempre all'anno), a fronte di una fonte sicura di entrate e di centinaia di clienti fissi garantiti: è chiaro che se si forniscono migliaia di abbonati uno sconto del 30% può anche sembrare vantaggioso all'esercente.
Se più imprese facessero accordi di questo tipo con le aziende di trasporto pubblico, da un lato elimineremmo molte auto dalle strade, dall'altro garantiremmo alle municipalizzate una fonte sicura di entrate che metterebbe al riparo i loro piuttosto dissestati bilanci. L'acquisto in stock conviene sia al venditore che al compratore.
Più che improprio è il paragone tra questi accordi e le agevolazioni concesse a studenti e pensionati, perché un conto è ciò che l'amministrazione concede come prestazione al cittadino, un conto è la sua azione come soggetto di diritto privato nel rapporto di lavoro. In questa seconda sfera si può opinare l'ammontare totale delle risorse spese (se eccessivo, può essere uno spreco di denaro pubblico), ma non il modo in cui tali risorse vengono impiegate (non si può sindacare il fatto che il lavoratore abbia diritto a buoni pasto piuttosto che ad un bonus in busta paga equivalente).
Si obietta, poi, che gli sconti avverrebbero senza badare al reddito del dipendente. Così si cade nello stesso errore su indicato: non siamo davanti ad una prestazione fornita ai cittadini, ma ad una clausola contrattuale. A tutti i lavoratori è offerta un'opportunità sulla base di una convenzione di diritto privato, indipendentemente dalle condizioni personali e dall'effettivo bisogno (mettiamo il caso del dipendente che abita davanti al proprio ufficio). Il diverso contratto dei dirigenti, non a caso, ha previsto condizioni diverse (nello spedifico più onerose, ma potevano anche, legittimamente, essere migliori) e, nel caso della Provincia, non ha proprio concesso il benefit.
Ma dato che si doveva montare il caso per fare lo scoop, si è deciso di ignorare tutto questo e di sparare una denuncia priva di senso.

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