venerdì 31 dicembre 2010

Il Vaticano e la catarsi degli scandali

Il Vaticano onora gli impegni presi con l'Unione Europea ed emana la nuova disciplina sulla trasparenza finanziaria. Con un Motu Proprio (l'equivalente di un decreto) il Papa ha istituito un'autorità indipendente che dovrà vigilare sui flussi di denaro, raccogliere denunce e far rispettare gli standard internazionali, ha imposto a tutti i dipendenti degli uffici il controllo sull'attività che si svolge e li ha liberati dal dovere di segreto in caso di irregolarità (si è parlato di Sant'Uffizio finanziario). Il tutto dovrebbe permettere l'ingresso nella white list dei paesi trasparenti.
Dopo la stretta sulla pedofilia, questo è il secondo caso in cui lo scoppio di uno scandalo ha portato ad una revisione in positivo delle farraginose legislazioni ecclesiastiche: se la magistratura italiana non avesse indagato il banchiere dello Ior Gotti Tedeschi, probabilmente tutto sarebbe rimasto nel grigiore della semi-illegalità.
Non può essere che contento chi ha sempre sostenuto che gli scandali dovrebbero essere percepiti come un motivo di riforma della Chiesa e non come degli attacchi al cattolicesimo: la chiusura a riccio e la difesa dello status quo, in queste situazioni, sono motivo di discredito, più che una strategia difensiva.
Non si può ignorare che il pontificato di Ratzinger, cominciato sotto i peggiori auspici, in questo senso sia migliore di quello del suo predecessore. Ragione di ciò è proprio la maggiore debolezza di Benedetto XVI, pontefice poco carismatico, caduto nella trappola della riconciliazione coi Lefebvriani (si ricordi il caso di Williamson), poi nella gaffe di Ratisbona (non voluta, ma è ciò che appare a valere), infine messo sotto accusa per quella che è sembrata una politica di involuzione rispetto ai canoni del Concilio. La scarsa capacità mediatica, infatti, ha permesso agli scandali prima nascosti di esplodere e di avviare un processo catartico senza precedenti.
Quando alla fine solo gli atei devoti e pochi fanatici papisti erano rimasti a negare la pedofilia dilagante, la Curia aveva già cambiato rotta, ammettendo le colpe e cominciando a prendere provvedimenti. E col caso Ior di nuovo, mentre la politica italiana cattolica (o presunta tale) faceva scudo a Gotti Tedeschi, si è adempiuto alle promesse fatte all'Europa sulla trasparenza finanziaria.
Il risultato in termini di immagine sarà senza dubbio rilevante, se in via applicativa si rispetteranno alla lettera le disposizioni: gran parte delle accuse solitamente rivolte alla Chiesa cadranno o dovranno essere ridimensionate. Già ora la base ateo-anticattolica (che trovate scatenata in commenti sui siti de Il Fatto, dei Radicali e dell'UAAR) non riesce che a strepitare che sarebbe tutta fuffa (ma senza argomentazioni) o che saremmo davanti ad uno specchietto per le allodole (anche qui senza spiegare perché ed, evidentemente, senza leggere...).
Se si andrà avanti di questo passo, il pontificato che sembrava iniziare alla volta dell'immobilismo tradizionalista potrebbe trasformarsi in una stagione preziosa per la Chiesa.

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