La Repubblica è un quotidiano che pare essere stato colto da schizofrenia: venti giorni fa il suo inserto del Lunedì, Affari & Finanza, pubblicava un reportage sulle relazioni pericolose tra l'Italia e la Russia, mentre ieri se ne esce con un allegato dal titolo di Russia Oggi, di tenore diametralmente opposto.
Sui rapporti tra l'establishment italiano, politico ed economico, con la nuova Russia dell'ex KGB Putin ciò che resta dell'informazione indipendente nel nostro paese ha scritto molto e molto continuerà a scrivere: l'amicizia personale di Berlusconi col suo omologo ex-sovietico è passata alla ribalta delle cronache mondiali, l'ENI è diventata dipendente da Gazprom per le forniture energetiche e (ci svela Report) si trova in una situazione di semi-sudditanza nei confronti del colosso energetico russo e il sospetto degli USA a causa della vicinanza di Roma con Mosca è ormai dichiarato.
Così nessuno avrebbe potuto immaginare che La Repubblica potesse pubblicare un inserto di dieci pagine preparato da Rossiyskaya Gazeta (organo governativo russo) in modo assolutamente acritico. La redazione non pare averlo sfogliato e il direttore (che pure per legge sarebbe responsabile di tutto ciò che viene scritto sul suo giornale) non si deve essere accorto proprio di nulla mentre dava il via libera al suo inserimento nel giornale.
La ragione di tutto ciò sarebbe l'ingresso di questa pubblicazione per mezzo di un inaspettato cavallo di Troia, il New York Times. L'autorevole quotidiano newyorkese, infatti, aveva in precedenza pubblicato (scientemente) quelle pagine su richiesta della Rossiyskaya Gazeta (il regime di Putin si fa buona propaganda all'estero) e il giornale di Ezio Mauro si è limitato a prendere tutto per oro colato e a tradurlo in italiano. Immaginiamo con quale sconcerto di Feltri, Belpietro e Sallusti che non sono riusciti a farlo per primi!
Il nodo del problema non è che La Repubblica abbia pubblicato degli articoli con una linea editoriale opposta alla propria, dando spazio ad una voce governativa russa. Il punto centrale è che La Repubblica abbia pubblicato dieci pagine di giornale senza nemmeno leggerle, senza minimamente accorgersi del loro contenuto e domandarsi della loro origine.
In un paese come l'Italia, dove il deficit informativo è enorme, dove la libera stampa è ridotta a poche riserve indiane e dove i lettori sono sommersi da voci di opinionisti, ma lasciati a digiuno circa i fatti discussi, l'ultima cosa di cui si sente il bisogno sono appunto giornali sciatti e direttori sbadati. La posta in gioco, il raggiungimento di una democrazia adulta, è troppo alta perché i mezzi d'informazione (ovvero gli organi che devono preparare il cittadino politico) possano dimostrare una simile superficialità.
Nessun commento:
Posta un commento