Nel 2009 i fondi assegnati alla CEI con lo strumento dell'otto per mille sono stati 968 milioni di euro, cioè in leggero calo rispetto ai due anni precedenti, ma in crescita di 213 milioni rispetto al 1999. L'impiego dei proventi si può trovare in dettaglio nel sito apposito della Conferenza Episcopale, che così cerca di rintuzzare le accuse di scarsa trasparenza ricevute negli anni passati.
Come da tradizione, per l'anno 2009 la prima voce, con 423 milioni di euro assegnati, è l'esigenza di culto della popolazione, ovvero tutte le attività parrocchiali, le spese per il culto, i seminari vescovili e le diocesi, i tribunali ecclesiastici per le cause matrimoniali (con ben 11 milioni di euro stanziati), la catechesi e l'educazione cristiana (con 32 milioni: ma i catechisti non sono volontari? E i soldi a chi vanno?), gli eventi nazionali (voce da 37 milioni), l'edilizia di culto (122 milioni, se non altro comprensibili) e altre voci minori.
Il secondo capitolo di spesa è il sostentamento del clero: 381 millioni di euro versati. Dividendo il primo capitolo nelle diverse voci di spesa, però, ci rendiamo conto che è il sostentamento del clero ad assorbire la maggioranza relativa delle risorse, cioè quasi il 40% dei 968 milioni di euro ricevuti dal Fisco italiano.
Altrettanto interessante è l'andamento di questa voce di spesa: nel 2000 le erano destinati 284 milioni, divenuti 308 nel 2002, 330 nel 2003 e, dopo un lieve calo nei due anni successivi, 336 nel 2006 e 373 nel 2008. Un aumeno notevole, di cento milioni, che ha fatto salire la quota delle destinazioni alle paghe dei chierici dal 33% sul totale della torta del 1999 all'attuale 40. Ancora più notevole se si considera il contestuale calo delle vocazioni (il 60% dei preti è stato ordinato prima del 1978 e da quella data i sacerdoti si sono ridotti del 25%), cosa che fa chiedere al consultatore a cosa servano tutte quelle risorse in più.
Infine agli interventi caritativi, ultima voce di spesa, sono stati destinati 205 milioni di euro, stabili da tre anni.
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