Mentre Mentana alla fine del suo TG di La7 speciale del 14 dicembre definisce il respingimento della sfiducia al governo come un momento importante per la democrazia e Paolo Mieli quella sera stessa a Ballarò rincara minimizzando lo scandalo della compravendita dei voti, ora il Svp presenta a Berlusconi il "papello" delle proprie richieste. Si tratta di un esempio emblematico di come la compravendita dei voti in certi casi possa avvenire anche a costo zero per i privati, ma con drastiche conseguenze per il benessere generale.
Il partito altoatesino, infatti, aveva venduto cara l'astensione dei propri due deputati: l'autonomia dal ministero nella gestione del Parco dello Stelvio (che l'Alto Adige condivide col Trentino e con la Lombardia), l'impossibilità del trasferimento dei poliziotti assunti nel contingente bilingue germanofono e altre richieste minori che metteranno l'interesse generale in secondo piano rispetto all'interesse di bottega degli altoatesini.
Il WWF vede con allarme lo smembramento del Parco, istituito nel 1935 in base a una politica congiunta italo-svizzera per la protezione delle Alpi e gestito fino ad ora da un consorzio tra Lombardia, Trentino e Alto Adige, sotto la supervisione del Ministero dell'Ambiente. La differenziazione dei regimi tra i tre enti locali, infatti, potrebbe portare a drastiche riduzioni della tutela ambientale, che diverrebbe disomogenea e più facilmente eludibile.
Già il 30 novembre, si denuncia, la commissione paritetica della regione e delle due provincie autonome ha deciso di aumentare i poteri dei singoli enti nella gestione dello Stelvio, prefigurando un selvaggio federalismo ambientale che ha tutta l'aria di essere una festa per palazzinari e speculatori in attesa di mettere le mani sulle poche aree incontaminate del paese. Sembra difficile credere che ora, con un governo che si regge anche sulle astensioni del Svp, qualcuno vorrà opporsi a questo nuovo regime.
Questa scelta scriteriata potrebbe rivelarsi un pericoloso precedente per altre regioni, certamente meno responsabili delle provincie autonome di Trento e Bolzano, i cui esponenti a Roma potrebbero decidere di ricattare in modo simile il sempre più fragile esecutivo mettendo su un piatto della bilancia la fame di suoli edificatori e sull'altro la prosecuzione della legislatura.
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