Monsignor Fisichella, riferendosi alla performance di barzelletta con bestemmia di Silvio Berlusconi (per gli amici Cesare), ha subito modificato il catechismo della Chiesa Cattolica per far avere automaticamente ragione al premier che, essendo l'unto del Signore, non può sbagliare mai.
Ci eravamo sinceramente abituati alle decine di leggi ad personam che Cesare si è fatto in questi lustri per sfuggire alla galera, ma è la prima volta che si sente un prelato affermare che bestemmiare non è poi così grave, che si deve contestualizzare il fatto (dunque bestemmiare raccontando una barzelletta è meno grave? Buono a sapersi: lo farò davanti al parroco...) e che non si deve strumentalizzare, perché "credo che in Italia dobbiamo essere capaci di non creare delle burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche che hanno già un loro valore piuttosto delicato".
Peccato che l'art. 1756 del Catechismo della Chiesa Cattolica reciti: È quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l’intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc.) che ne costituiscono la cornice. Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l’omicidio e l’adulterio. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene.
Intorno a lui c'erano Enrico Letta e Maurizio Lupi, il primo un sedicente cristiano del Pd, il secondo un ciellino (cioè un non-cristiano: CL e il cristianesimo hanno da spartire tanto quanto i pinguini e il deserto del Sahara), impegnati col monsignore in un confronto tra Chiesa e Politica.
Fisichella è, per la cronaca, è il presidente del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Magari un giorno lo vedremo cristonare nel tentativo di convertire qualche infedele...
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