Non molti si ricordano del golpe che in Honduras, l'anno passato, rovesciò il pittoresco presidente riformista Manuel Zelaya e, col pretesto di ripristinare l'ordine costituzionale secondo loro a rischio per via delle riforme allora in atto, portò al potere i militari . La notizia fu subito derubricata all'ennesimo scontro tra demagoghi ed esercito in un paese latinoamericano, tanto che subito molti opinionisti nostrani si prodigarono perfino in difese d'ufficio del colpo di mano definendo Zelaya un Berlusconi honduregno, un ipocrita, un capetto locale che col carisma voleva farsi dittatore.
Dopo il golpe, gli Stati Uniti negarono di essere coinvolti: loro sono sempre i primi indiziati per ciò che succede in quello che una volta si chiamava il loro giardino di casa. Tanto più che Zelaya si era inimicato i latifondisti (tra cui le multinazionali che praticano la monocoltura industriale) col suo sostegno ai contadini, aveva scontentato gli industriali con le leggi sui salari minimi ed aveva operato delle nazionalizzazioni nel settore dei servizi pubblici. Ma USA e UE subito condannarono il colpo di Stato, anche se non fecero assolutamente nulla per ripristinare il governo legittimo.
L'unico a sostenere apertamente il golpe fu il cardinale di Tegucigalpa Óscar Rodríguez Maradiaga che, quando Zelaya annunciò di voler rientrare nel paese dopo l'esilio, gli disse prontamente di non farlo per non creare disordini. Più probabilmente glielo ha chiesto perché da sempre i prelati latinoamericani (contrariamente ai loro preti, che talvolta hanno perfino praticato la lotta armata rivoluzionaria) sono sempre stati i più stretti amici delle classi al comando. Così, a quanto ne so, questo è stato l'ultimo colpo di Stato spalleggiato dalla Chiesa Cattolica.
Oggi si sta tracciando un bilancio di questo anno di dittatura: oppositori uccisi, manifestazioni disperse a colpi di lacrimogeni e idranti, riforme liberiste sfrenate, come la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici essenziali, repressione antisindacale, eliminazione dei salari minimi e tanto altro ancora. Tra fughe e decine di omicidi governativi, mentre da noi la stampa tace (troppo impegnata a parlare di Avetrana?), al Congresso degli USA si vuole presentare una mozione da parte dei democratici (che per ora hanno ancora la maggioranza) per la sospensione degli aiuti all'Honduras al ripristino di livelli decenti di diritti umani.
Nel frattempo, al resistenza pacifica va avanti e sorgono ovunque comitati e associazioni (rigorosamente non autorizzati) per far dimettere Porfirio Lobo, il capo della giunta militare. Magari, se le notizie sull'operato del regime circoleranno, non dovranno neppure scontrarsi con una così forte opposizione clericale.
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