La Campania è di nuovo sommersa dai rifiuti, nonostante per decreto il governo abbia dichiarato la fine dell'emergenza e la soluzione del problema del ciclo della spazzatura nella regione. Era il miracolo di Berlusconi e Bertolaso e il fiore all'occhiello dell'operato del loro governo, insieme alla ricostruzione de L'Aquila. Ma, insieme al pasticcio abruzzese, questo si è rivelato essere la migliore e nello stesso tempo la peggiore farsa messa in scena dall'esecutivo del fare.
Già a settembre alcuni quotidiani avevano pubblicato di nuovo delle foto del centro di Napoli tornato ad essere un immondizzaio a cielo aperto, ma le televisioni provavano ancora a coprire la notizia, non dandola o dedicandole pochi secondi nel bel mezzo del pastone informativo. Poi la situazione è sfuggita di mano ai consorzi di raccolta e alle provincie (delegate alla gestione dei RSU), dato che le discariche riaperte erano ormai sature, ma ancora i mezzi di informazione dicevano che si trattava solo di un problema nella raccolta, che il fenomeno era incomprensibile. Oggi, infine, la spazzatura è uscita da sotto il tappeto dove era stata nascosta e sta tornando ad essere un problema, un'emergenza di ordine pubblico: non si sa più dove metterla e le norme che fanno diventare aree militari i siti di stoccaggio non rassicurano certo la popolazione sulla trasparenza delle procedure. Una sorpresa per molti telespettatori italiani.
Sarebbe bastato vedere Report qualche settimana dopo la dichiarata fine dell'emergenza per rendersi conto che Berlusconi e Bertolaso in realtà non avevano fatto proprio nulla di effettivo e che avevano semplicemente nascosto i rifiuti nelle discariche riaperte dal governo precedente in via provvisoria. Le inchieste sul famoso inceneritore di Acerra, atteso messianicamente, hanno poi reso pubblica la sua mai avvenuta entrata in funzionamento a regime, nonostante gli slogan con cui si volevano diffondere ottimismo e speranza.
Il governo del fare si è rivelato un governo dello sperare, desideroso più di conquistare i voti dei campani che di risolvere il problema di una regione che è incapace di fare quello che fanno tutte le altre, smaltire i rifiuti solidi urbani (perché di questo si parla, non di rifiuti speciali). Ma l'emergenza crea commissari straordinari, sblocca fondi e genera posti nella pubblica amministrazione, cioè è più economicamente conveniente della normalità.
Che la volontà di soluzione non ci sia ce lo testimonia anche la vicenda del comune di Camigliano (CE), commissariato dal governo dopo che il sindaco Cenname, eletto in una lista civica e autore di un sistema di raccolta differenziata all'avanguardia e capillare, che aveva raggiunto il 70% di differenziazione dei rifiuti, si era rifiutato di cedere la gestione del servizio al consorzio provinciale per tenerlo nelle mani della città. L'ente provinciale, infatti, sommerso dai debiti e istituito in seguito alle leggi di emergenza, non riusciva neppure a garantire la retribuzione regolare dei propri dipendenti ed il suo servizio era interrotto a singhiozzo dai numerosi scioperi.
Però il governo aveva ordinato per decreto, senza alcun riguardo per valutazioni di efficienza di operato, che era esso a doversi occupare dell'immondizia del casertano, non i comuni, per quanto virtuosi fossero. Così, mentre la giunta di Fondi (LT), comune infiltrato dalla mafia secondo il Ministero dell'Interno, è lasciata in vita perché di colore amico, il paese virtuoso di Camigliano ha subito la mannaia.
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