La visita del Papa a Palermo è stata un fermento ininterrotto di polemiche. Prima sul prezzo dell'organizzazione, ovvero due milioni e mezzo di euro a carico delle autorità locali, di una regione e di un comune sommersi dai debiti, che sarebbero destinati alla bancarotta se lo Stato di tanto in tanto non intervenisse per fare il favorino di turno al fine di procacciarsi voti e clientele per le elezioni. Poi, al passaggio del corteo papale, tutta la questione degli striscioni che, secondo dei funzionari di Pubblica Sicurezza piuttosto zelanti, sarebbero stati troppo offensivi per il Santo Padre.
Qui potete ammirare un video su come questi tutori dell'ordine se ne infischino delle leggi, della proprietà privata, delle procedure e della libertà di espressione quando si deve tutelare un ospite di riguardo. Un negoziante colpevole di aver esposto all'interno del proprio locale la réclame della sua mostra satirica sulla "papamobile del futuro" e di aver affisso lo striscione "I love Milingo" è trattato come se avesse progettato un'aggressione armata contro Ratzinger. Dunque, secondo loro, inneggiare ad un ex-prelato che ha fatto una propria scelta di vita e religiosa eterodossa per la Chiesa è gravissimo e proibito.
In compenso erano ampiamente accettati gli slogan affissi favorevoli al Pontefice, come "Con Ratzinger contro matrimoni gay e relativismo", che erano perfino stati permessi in occasione del Gay Pride di Giugno, perché probabilmente gli omosessuali non sono ritenuti al rango di bambinetti che non riescono nemmeno a concepire il dissenso durante la loro rappresentazione di fine anno...
Ma il grottesco lo si è raggiunto quando i vigili del fuoco hanno rimosso lo striscione che recava scritta la frase evangelica (quindi antitetica ai valori cristiani del Papa? Mah!) "La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri" (Matteo, 21, 13). Ma non serve essere grandi osservatori per notare che è citare quei quattro libri una delle azioni più sovversive, al giorno d'oggi.
I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori (Lc, 22, 25)
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