Intervistato da Luca Telese su Il Fatto Quotidiano, Gasparri si prodiga in una lista di insinuazioni sulla persona del direttore di Famiglia Cristiana, don Sciortino. Il modello è quello della soffiata più squallida: per ben nove battute l'ex An non pronuncia che epigrammi in cui dice e non dice (ma più che altro non dice) invitando il giornalista a completare le sue allusioni continue. Poi, finalmente, a partire dalla decima domanda si comincia a capire qualcosa, comprendendo che Gasparri ce l'ha con le vacanze del sacerdote a Marettimo (località turistica dove villeggia anche il politico) e con una serie di elementi che gli farebbero pensare che il direttore non sia un vero sacerdote.
Davanti all'incredulo giornalista l'intervistato incalza: don Sciortino alla sera va al bar in bella compagnia e fa bisboccia, non veste mai la talare e beve. Inoltre non ha mai celebrato messa alla chiesa del paese, nonostante gli fosse stato espressamente richiesto da un non meglio determinato turista. Poi, alla domanda se questo non sia un attacco puramente personale, si limita a rispondere che un prete vero si comporta meglio e che quindi loro del PdL non accettano lezioni da Famiglia Cristiana, un giornale cattolico messo da Sciortino contro il governo nonostante la condotta riprovevole del suo direttore.
Vero o false che siano le parole di Gasparri (che non manca dell'autoironia involontaria di definirsi cattolico che giudica da cattolico), ci interessa pochissimo. E ci interessa pochissimo perché da un lato esse dimostrano l'ignoranza grossolana di questo politicuccio in materia ecclesiastica, dall'altro perché, anche se fosse tutto vero ciò che si dice di don Sciortino, non esiste nessuna ragione di scandalo. E vediamo perché.
Sulla veste talare, va fatto intanto notare che non è più obbligatoria da un pezzo. I preti girano in jeans, ormai, e questo per qualunque cattolico sano di zucca che pensa alla sostanza e non alla forma, è una questione che deve lasciare assolutamente indifferenti: ciascuno è libero di vestirsi come vuole, le uniformi sono appannaggio del solo clero regolare (ovvero ordini e congregazioni religiose, sottoposte a una regola), quando la regola lo prevede.
Sul bere, non c'è scritto da nessuna parte che i preti debbano essere astemi (altrimenti l'Eucarestia come la celebrano? Sveglia Gasparri!), ma basta che non cadano nel peccato di gola bevendo troppo e ubriacandosi. Ma Gasparri non ha detto né ha alluso in alcun modo ad un eventuale stato di ebbrezza di don Sciortino, per cui non ci pare che ci sia nulla di scandaloso nella condotta da lui tenuta.
Sulla villeggiatura e sui bar in "bella compagnia" (compagnia femminile? Non si sa) vale lo stesso discorso: non è un monaco, don Sciortino, e non è tenuto a nessun comportamento particolare se non quelli specificamente previsti per i sacerdoti diocesani e quelli che devono rispettare tutti i cattolici, laici o chierici che siano. Dunque esiste l'obbligo di celibato, ma non il divieto di frequentare donne per passare il tempo, senza peccare. Anche se su questo punto si può perdonare Gasparri, visto che il suo signore e padrone Napoleone jr. sembra che la compagnia femminile la selezioni tra altre schiere.
Infine si sfiora il ridicolo quando si fa riferimento alle messe non celebrate nella località di villeggiatura, ignorando, molto probabilmente, che ogni parrocchia è affidata ad un parroco e a quel parroco spetta decidere chi celebra e chi no nella sua o nelle sue chiese e, se lui non vuole, nemmeno se tutti i turisti andassero a supplicare don Sciortino di celebrare lui potrebbe salire sull'altare. Mi sembra chiaro ed evidente ad ogni cattolico che abbia qualcosa a che fare con le messe domenicali. Ma siamo proprio sicuri che Gasparri sia cattolico come farnetica? Io comincio a nutrire i miei dubbi, per le baggianate con cui ha ammorbato quest'intervista.
Chi scrive, si precisa, è cattolico praticante, ma da sempre abbastanza critico nei confronti degli exploit politici delle gerarchie. Non legge Famiglia Cristiana o altre pubblicazioni cattoliche, non fa parte di nessun gruppo ecclesiale, non ha tessere politiche, ma semplicemente si limita a ribellarsi quando il politicante di turno si mette a blaterare di religione quando si comprende chiaramente che con essa ha ben poco a che fare.
Gasparri, per prima cosa, dovrebbe chiedere scusa con tutti i veri credenti cattolici per le bestialità al limite del blasfemo che ha pronunciato e per l'aver professato una fede che chiaramente non gli appartiene, fino a prova contraria.
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