Treviso, esercizio che vende biglietti del bus
Acquirente: Buongiorno, un biglietto dell'autobus
Negoziante: Un euro, grazie
Latina, esercizio che vende i biglietti del bus
Acquirente: Buongiorno, un biglietto dell'autobus
Negoziante: Lo vuole degli autobus bianchi, azzurri o blu?
Acquirente (sorpreso): Perché, che differenza c'è?
Negoziante: Be', a seconda di quale autobus deve prendere, lei deve comprare un biglietto specifico, se no non la fanno salire
La prima situazione è quella abituale nella maggior parte delle città italiane, dove il passeggero compra un biglietto e con quello può prendere tutti gli autobus e gli altri mezzi dell'azienda comunale o appaltatrice del trasporto pubblico. La seconda situazione, invece, è quella che si riscontra (almeno) in molti comuni del basso Lazio, dove è stato fatto l'esperimento della liberalizzazione di questo servizio.
Accade così che chi compra un biglietto deve sapere già in anticipo che mezzo dovrà prendere e quando lo dovrà prendere per effettuare l'itinerario desiderato, perché, chiaramente, se acquista un biglietto per le linee della compagnia A, allora non potrà usufruire delle linee delle compagnie B e C (che pretendono titoli differenti), con notevole svantaggio per chi non è del luogo e non conosce in anticipo i diversi orari dei concorrenti.
Così è facile che il viaggiatore si ritrovi a terra con in mano un biglietto inutile, mentre davanti gli passano due o tre autobus che vanno nella direzione che gli interessa. In alternativa, chi viaggia e non vuole permettersi ritardo, preferirà avere sempre con sé un biglietto per ogni compagnia, con un conseguente esborso aggiuntivo ingiustificato.
Un regime di tariffe controllate ed un serio contratto di servizio, invece, sarebbero l'alternativa ideale a queste liberalizzazioni che, lungi dal portare vantaggi al consumatore, si rivelano fonte di disservizi anche molto spiacevoli.
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