martedì 10 agosto 2010

Proiettili a Ciancimino e la saga di Franco

A casa di Ciancimino è stato recapitato un pacchetto indirizzato al figlio di cinque anni del testimone, condito con una minaccia sul fatto che le colpe dei padri ricadranno sui figli e che tutto ciò che accadrà sarà unicamente responsabilità di chi parla e di chi indaga. La notizia, ovviamente, è stata liquidata in qualche trafiletto dai giornali, probabilmente perché l'ennesima minaccia di mafia contro chi si ostina a collaborare con lo Stato (e a svelare losche trame all'interno dello Stato stesso) ormai non fa più rilievo.
Scoprendo il messaggio e il proiettile, Ciancimino ha minacciato di far cessare la collaborazione, di chiedere il ritiro del suo libro sui fatti del '92-'93 e di diventare anche lui un eroe, come Mangano è stato celebrato da Dell'Utri, in un messaggio intimidatorio a Berlusconi in cui si aggiungeva che non tutti sono bravi a tacere come  lo stalliere di Arcore, quando finiscono in cella come rischia, appunto, il senatore siciliano fondatore di Forza Italia.
Trafiletto nel trafiletto, invece, è un'altra notizia, forse più interessante di questa e certamente fondamentale per chi segue le indagini sulle stragi di Mafia (o di Stato?) di quegli anni. Era infatti stato scoperto il numero di cellulare del misterioso agente Franco, quello che avrebbe fatto da trait-d'union tra le istituzioni e Cosa Nostra nel periodo della trattativa. Si sperava così di poter risalire rapidamente all'identità di quell'uomo dei Servizi, ma invece alla richiesta fatta alla TIM per conoscere l'intestatario dell'utenza ci si è sentiti rispondere che quel numero non sarebbe mai stato attivato: strano, visto che i numeri precedenti e successivi a quello in questione erano invece regolarmente operativi. Di chi era quindi quel numero? Chi ha voluto che negli archivi del gestore di telefonia non risultasse?
Intanto dalle carte di Vito Ciancimino, lo scomparso sindaco mafioso di Palermo, appare una nuova indicazione sulla pista di Franco: una siglia, "F.C. Gross" seguita da una freccia a sua volta seguita dal cognome "De Gennaro", forse l'ex capo della Polizia, sospetta qualcuno, forse no, una semplice coincidenza.

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