Sull'ultimo numero de "Il Venerdì di Repubblica" è pubblicato un articolo di Piero Ottone sugli effetti che i recenti scandali potranno avere sul mondo cattolico. L'opinionista ammette che sarà ben difficile che qualche caso di pedofilia possa convertire all'ateismo (o, meglio, lui usa la forma più à la mode agnosticismo, che ormai però è divenuta sinonimica nell'improprio uso corrente), ma crede che sia ben possibile che gli italiani, popolo legato alla devozione cattolica, finalmente acquistino quella maggiore libertà che attualmente godono i credenti dei paesi protestanti.
Appare assai singolare questo sostantivo "libertà" legato alla fede religiosa, dato che, almeno stando alla carta, la libertà religiosa dovrebbe essere garantita e rispettata dalla Repubblica Italiana. E anche guardando allo stato dei fatti, nulla lascia pensare che i cattolici italiani siano privati di qualche loro libertà legata al culto, mentre, anzi, è riconosciuto loro un largo spazio espressivo. Infatti hanno pieno diritto di apertura di luoghi di culto, di predicazione pubblica, di celebrazione in spazi aperti dei riti religiosi, di adunanza in occasione delle festività e tutte quelle altre piccole cose che differenziano uno Stato laico e aperto alle varie esperienze religiose da uno fanatico, intollerante e autoritario.
Ma, a sorpresa, Piero Ottone ci fa apprendere un nuovo concetto di libertà, a noi fino ad ora sconosciuto. Secondo lui, infatti, i cattolici italiani non sarebbero liberi perché legati a quei riti e quelle credenze che non trovano fondamento nelle Scritture (ad esempio la Confessione e la messa domenicale), mentre invece i protestanti (qui forse si riferisce a quelli europei, dato che in America le cose sono un po' diverse) si sono finalmente scrollati di dosso questi retaggi. Infine, si auspica il giornalista, magari dopo questi scandali aumenteranno le persone che adorano Dio a casa loro invece che in chiesa.
La riflessione mi lascia allibito sia da cattolico che da democratico. Da cattolico per via della critica gratuita che viene fatta alla mia religione, trasformata in una sorta di asservimento volontario a non si sa bene cosa, a fabbrica di impegni senza senso e opprimenti. Senza, poi, che chi scrive presenti uno straccio di argomentazione al suo pensiero, assunto ad assioma attraverso il quale valutare la realtà in modo pseudo-oggettivo.
Da democratico, perché Ottone trasforma un parametro formale come la libertà, che è riempibile di ogni contenuto, anche di nessuno, in un criterio di valutazione sostanziale, per cui non si è liberi perché si fa ciò che si vuole (come ritenevamo fino a venerdì mattina, prima di leggerlo), ma si è liberi perché non si fa qualcosa non condivisa dall'autore di un articolo di giornale: dunque tutti sono asserviti se non condividono la routine quotidiana di Piero Ottone, o quantomeno non se ne discostano sensibilmente (inserendoci per esempio occasioni di ritrovo diverse dal circolo bocciofili). Gaber non insegnava che la libertà è la libertà di partecipare?
Trovo poi preoccupante che sulle colonne dei quotidiani qualsiasi uscita di casa diversa dallo shopping e dall'happy hour siano costantemente avversate, in quanto ritenute occasione di pericolo o pure perdite di tempo prezioso, magari spendibile più efficacemente seduti in poltrona a sentire il politico di turno, circondato di prostitute, gridare alla necessità di difendere la tradizione cattolica dall'invasione degli immigrati. Oppure sempre seduti sul divano a leggere gli articoli con cui Piero Ottone ogni venerdì ci riserva lamentele da bar dello sport sul fatto che i calciatori dei club siano tutti stranieri (vedere il penultimo numero dell'allegato di Repubblica...).
Il fatto che delle persone ogni domenica si alzino dalla poltrona per andare a in un posto dove si leggono cose scritte venti secoli fa, ma che fanno evidentemente così tanto arrabbiare così tante persone ancora oggi, probabilmente a molti non va giù. Non va giù che venga proposto un messaggio diverso da quello che a cui siamo esposti quotidianamente a reti unificate, dove dominano le icone del consumismo globalizzato, della civiltà dell'avere e del tutto e subito. E, sebbene certi movimenti ecclesiali recenti, ovvero le parti peggiori del mondo cattolico che si arrampicano ai peggiori sofismi per coniugare Cristo e Mammona, Vangelo e razzismo leghista, Discorso della Montagna ed edonismo Mediaset, il pericolo che qualcuno, in queste domeniche tanto temute, possa sentire una parola letta di troppo, decidere di approfondire la lettura a casa e cominciare a pensare con la propria testa è troppo grande: meglio invitare tutti a restare sul divano ad "adorare Dio" lì e sperare che tutti si dimentichino di questi fastidiosi versetti sovversivi e tornino a dividersi il tempo tra TV, shopping e sabati sera.
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