domenica 31 ottobre 2010

I vinti non dimentichino

E' uscito il nuovo libro di Giampaolo Pansa, dal titolo vagamente minatorio "I vinti non dimenticano". Il tema (ormai abusato da parte del giornalista) sono le vittime nazifasciste della Resistenza e del periodo immediatamente successivo, alle quali non sarebbe dato nessun risalto da parte della storiografia e dell'opinione pubblica. Questa serie di libri sull'argomento, sostiene l'autore, cercano di ribilanciare il giudizio sulla Guerra Civile, per dimostrare che anche i vinti hanno sofferto per mano dei vincitori.
Dato che nemmeno a noi piace dimenticare, stiliamo un elenco delle migliaia di vincitori che sono stati passati per le armi dai nazifascisti vinti in tutta la penisola. Sì, che i vinti non si dimentichino di coloro che hanno ucciso.
Dei sedici morti ammazzati di Castiglione.
Dei dodici di Barletta.
Dei ventiquattro e poi cinquantanove di Boves.
Dei dodici di Matera.
Dei nove de L'Aquila.
Dei diciassette di Rionero in Vulture.
Dei centodieci di Acerra.
Dei quindici di Conca.
Dei cinquantaquattro di Bellona.
Degli undici di Ferrara.
Dei centoventotto di Pietransieri.
Dei trentotto di Sant'Agata.
Dei dieci di Scalvaia.
Dei centoquaranta di Monchio, Susano e Costrignano.
Dei ventisette di Montalto.
Dei trecentotrentacinque delle Fosse Ardeatine.
Dei diciannove di Montemaggio.
Dei ventisette del Pian del Lot.
Dei cinquantuno di Cumiana.
Dei centoquarantasette della Benedicta.
Dei duecentosessantanove di Lippa.
Dei quindici di Madonna della Pace.
Dei cinquantanove del Turchino.
Dei quattordici de La Storta.
Dei quarantadue di Fondotoce.
Dei quatranta di Gubbio.
Dei quarantadue della Bettola.
Dei duecentoquarantaquattro di Civitella.
Dei cinquantasette di Guardistallo.
Dei sessantacinque di San Polo.
Dei sessantaquattro di Tavolicci.
Dei cinquantacinque di San Miniato.
Dei ventisette del Carnaio.
Dei quindici di Piazzale Loreto.
Dei venti di San Quirico.
Dei centosettantacinque del Padule di Fulcecchio.
Delle centinaia di Cavriglia, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto e di tutti gli altri quattrocento luoghi (censiti) che hanno dovuto assistere all'aspetto più feroce dell'Occupazione nazifascista.
E degli ottomila ebrei italiani massacrati nei campi di sterminio, delle vittime di Risiera di San Sabba, delle migliaia e migliaia di vincitori a cui i vinti hanno rubato la vita, di tutti gli assassinati durante il Regime, degli abissini gasati in Etiopia, dei libici passati per le armi, dei dalmati lasciati morire di stenti nei lager italiani durante l'italianizzazione della Dalmazia, dei partigiani morti per dare alle persone che oggi incensano i loro carnefici la possibilità e la libertà di farlo...

Di tutti questi vincitori, no, i vinti non se ne devono dimenticare, ma devono ricordarsene. Tutti abbiamo il dovere di ricordarcene.

martedì 26 ottobre 2010

Deutschland Über Alles, ovvero dell'inno nazionale censurato

Il presidente cileno Sebastián Piñera, in visita ufficiale a Berlino, ha lasciato una firma sul libro degli ospiti del Presidente tedesco accompagnandola con la frase Deutschland Über Alles (la Germania sopra tutto), primo verso del Canto dei Tedeschi, scritto a metà Ottocento come inno della nazione tedesca. Il visitatore sostiene di aver scelto quel motto per ringraziare la Germania per l'aiuto prestato nel famoso salvataggio dei minatori intrappolati per settimane in una miniera collassata, ma sicuramente non avrebbe mai immaginato la polemica che ne sarebbe scaturita.
Deutschland Über Alles, infatti, è conosciuto in patria come un motto nazista più che come un motto patriottico, così che si sono levate da tutto il mondo politico, dalla stampa e dalla società civile numerose proteste per la leggereza di Piñera: è stato inserito uno slogan nazionalsocialista nel libro degli ospiti presidenziale da un capo di Stato straniero.
La polemica lascia di stucco il lettore italiano medio (e anche medio-alto), che è convinto che il Canto dei Tedeschi, a cui il verso appartiene, sia l'inno nazionale tedesco. Apparirebbe infatti incomprensibile che la frase cantata a squarciagola in tutta la Germania durante cerimonie ufficiali, ricorrenze e partite di calcio sia pressoché bandita dal linguaggio corrente perché nazista.
Poi, però, basta una breve ricerca per scoprire che dopo la Seconda Guerra Mondiale l'inno tedesco è stato modificato con la cesura delle prime due strofe (la frase incriminata è nella prima) ed il mantenimento della terza (Einigkeit und Recht und Freiheit / ecc.) come inno nazionale. La musica, invece, è sempre la stessa, opera del compositore Heinrich Hoffmann von Fallersleben e particolarmente orecchiabile. L'ignoranza del fatto è pienamente scusabile e sono in pochi a sapere della modifica ormai in vigore da decenni. 
Piuttosto c'è da chiedersi quanto sia stato sensato espungere due strofe dall'inno nazionale per rimuovere un ricordo spiacevole del proprio passato. E, se proprio la scelta era obbligata, perché allora non cambiare tutto l'inno nazionale, invece che prendersela con il primo straniero di turno che, ignaro di questi bizantinismi, ha la malaugurata idea di riportare l'ex primo verso dell'unico inno nazionale censurato?

sabato 23 ottobre 2010

Honduras: il regime militare sostenuto dalla Chiesa e la repressione

Non molti si ricordano del golpe che in Honduras, l'anno passato, rovesciò il pittoresco presidente riformista Manuel Zelaya e, col pretesto di ripristinare l'ordine costituzionale secondo loro a rischio per via delle riforme allora in atto, portò al potere i militari . La notizia fu subito derubricata all'ennesimo scontro tra demagoghi ed esercito in un paese latinoamericano, tanto che subito molti opinionisti nostrani si prodigarono perfino in difese d'ufficio del colpo di mano definendo Zelaya un Berlusconi honduregno, un ipocrita, un capetto locale che col carisma voleva farsi dittatore.
Dopo il golpe, gli Stati Uniti negarono di essere coinvolti: loro sono sempre i primi indiziati per ciò che succede in quello che una volta si chiamava il loro giardino di casa. Tanto più che Zelaya si era inimicato i latifondisti (tra cui le multinazionali che praticano la monocoltura industriale) col suo sostegno ai contadini, aveva scontentato gli industriali con le leggi sui salari minimi ed aveva operato delle nazionalizzazioni nel settore dei servizi pubblici. Ma USA e UE subito condannarono il colpo di Stato, anche se non fecero assolutamente nulla per ripristinare il governo legittimo.
L'unico a sostenere apertamente il golpe fu il cardinale di Tegucigalpa Óscar Rodríguez Maradiaga che, quando Zelaya annunciò di voler rientrare nel paese dopo l'esilio, gli disse prontamente di non farlo per non creare disordini. Più probabilmente glielo ha chiesto perché da sempre i prelati latinoamericani (contrariamente ai loro preti, che talvolta hanno perfino praticato la lotta armata rivoluzionaria) sono sempre stati i più stretti amici delle classi al comando. Così, a quanto ne so, questo è stato l'ultimo colpo di Stato spalleggiato dalla Chiesa Cattolica.
Oggi si sta tracciando un bilancio di questo anno di dittatura: oppositori uccisi, manifestazioni disperse a colpi di lacrimogeni e idranti, riforme liberiste sfrenate, come la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici essenziali, repressione antisindacale, eliminazione dei salari minimi e tanto altro ancora. Tra fughe e decine di omicidi governativi, mentre da noi la stampa tace (troppo impegnata a parlare di Avetrana?), al Congresso degli USA si vuole presentare una mozione da parte dei democratici (che per ora hanno ancora la maggioranza) per la sospensione degli aiuti all'Honduras al ripristino di livelli decenti di diritti umani.
Nel frattempo, al resistenza pacifica va avanti e sorgono ovunque comitati e associazioni (rigorosamente non autorizzati) per far dimettere Porfirio Lobo, il capo della giunta militare. Magari, se le notizie sull'operato del regime circoleranno, non dovranno neppure scontrarsi con una così forte opposizione clericale.

giovedì 21 ottobre 2010

Immondizia campana: più che miracolo, gioco di prestigio

La Campania è di nuovo sommersa dai rifiuti, nonostante per decreto il governo abbia dichiarato la fine dell'emergenza e la soluzione del problema del ciclo della spazzatura nella regione. Era il miracolo di Berlusconi e Bertolaso e il fiore all'occhiello dell'operato del loro governo, insieme alla ricostruzione de L'Aquila. Ma, insieme al pasticcio abruzzese, questo si è rivelato essere la migliore e nello stesso tempo la peggiore farsa messa in scena dall'esecutivo del fare.
Già a settembre alcuni quotidiani avevano pubblicato di nuovo delle foto del centro di Napoli tornato ad essere un immondizzaio a cielo aperto, ma le televisioni provavano ancora a coprire la notizia, non dandola o dedicandole pochi secondi nel bel mezzo del pastone informativo. Poi la situazione è sfuggita di mano ai consorzi di raccolta e alle provincie (delegate alla gestione dei RSU), dato che le discariche riaperte erano ormai sature, ma ancora i mezzi di informazione dicevano che si trattava solo di un problema nella raccolta, che il fenomeno era incomprensibile. Oggi, infine, la spazzatura è uscita da sotto il tappeto dove era stata nascosta e sta tornando ad essere un problema, un'emergenza di ordine pubblico: non si sa più dove metterla e le norme che fanno diventare aree militari i siti di stoccaggio non rassicurano certo la popolazione sulla trasparenza delle procedure. Una sorpresa per molti telespettatori italiani.
Sarebbe bastato vedere Report qualche settimana dopo la dichiarata fine dell'emergenza per rendersi conto che Berlusconi e Bertolaso in realtà non avevano fatto proprio nulla di effettivo e che avevano semplicemente nascosto i rifiuti nelle discariche riaperte dal governo precedente in via provvisoria. Le inchieste sul famoso inceneritore di Acerra, atteso messianicamente, hanno poi reso pubblica la sua mai avvenuta entrata in funzionamento a regime, nonostante gli slogan con cui si volevano diffondere ottimismo e speranza.
Il governo del fare si è rivelato un governo dello sperare, desideroso più di conquistare i voti dei campani che di risolvere il problema di una regione che è incapace di fare quello che fanno tutte le altre, smaltire i rifiuti solidi urbani (perché di questo si parla, non di rifiuti speciali). Ma l'emergenza crea commissari straordinari, sblocca fondi e genera posti nella pubblica amministrazione, cioè è più economicamente conveniente della normalità.
Che la volontà di soluzione non ci sia ce lo testimonia anche la vicenda del comune di Camigliano (CE), commissariato dal governo dopo che il sindaco Cenname, eletto in una lista civica e autore di un sistema di raccolta differenziata all'avanguardia e capillare, che aveva raggiunto il 70% di differenziazione dei rifiuti, si era rifiutato di cedere la gestione del servizio al consorzio provinciale per tenerlo nelle mani della città. L'ente provinciale, infatti, sommerso dai debiti e istituito in seguito alle leggi di emergenza, non riusciva neppure a garantire la retribuzione regolare dei propri dipendenti ed il suo servizio era interrotto a singhiozzo dai numerosi scioperi.
Però il governo aveva ordinato per decreto, senza alcun riguardo per valutazioni di efficienza di operato, che era esso a doversi occupare dell'immondizia del casertano, non i comuni, per quanto virtuosi fossero. Così, mentre la giunta di Fondi (LT), comune infiltrato dalla mafia secondo il Ministero dell'Interno, è lasciata in vita perché di colore amico, il paese virtuoso di Camigliano ha subito la mannaia.

mercoledì 20 ottobre 2010

Buoni, cattivi e cattivelli nell'Afganistan occupato

Il New York Times riferisce di trattative segrete tra il governo afgano di Karzai e gruppi di Talebani disposti a negoziare per il rientro nella legalità, mediante contatti con leader locali affidabili. Naturalmente il nostro ministro degli esteri Frattini non può perdere l'occasione per ripete una delle tante frasi fatte del repertorio della diplomazia italiana buonista e politicamente corretta: i gruppi con cui sono in corso i negoziati sono tutti slegati da Al Qaida e le trattative non sono segrete, ma assomiglierebbero molto a delle rese incondizionate allo status quo che è garantito (militarmente, si dovrebbe aggiungere) dalla coalizione occidentale a guida USA e di cui l'Italia fa parte.
Si ripete, così, l'ennesima pantomima in cui ci sarebbe una Spectre mondiale del terrorismo, chiamata Al Qaida e guidata da Bin Laden, a cui i Talebani del mullah Omar sarebbero affiliati. Quindi i sei miliardi e mezzo di abitanti del globo si dividerebbero tra gli amici e sostenitori dei terroristi, gruppo compatto e monolitico in guerra contro di noi e contro la nostra civiltà, ed invece i buoni (commovente la figura dell'arabo buono, che ha abbandonato il tritolo in favore del kebab) che sono nostri amici e alleati. I guerriglieri afgani, essendo contro di noi, sono per questa stessa ragione affiliati ad Al Qaida e dunque immediatamente cattivi, amici dei terroristi; mentre il governo Karzai, imposto dalle nostre truppe, è buono e democratico perché ci aiuta.
Ovviamente la maggior parte degli afgani non sa nulla né dell'undici settembre 2001, né di Al Qaida, né di reti terroristiche mondiali. Lo stesso vale per i guerriglieri locali che stanno dando filo da torcere ai nostri soldati (e in generale alla più potente macchina militare del mondo) laggiù, visto che la loro realtà si limita alla valle dove sono nati e cresciuti e, se sono particolarmente informati, si estende al Pakistan e a qualche paese limitrofo. Dunque l'idea di una rete mondiale del terrore e di una regia unica dietro a tutti gli attacchi all'Occidente fa solo parte delle paranoie della nostra società, quotidianamente foraggiate dalla nostra stampa che non deve dire le cose come stanno, ma deve dare confortare e confermare le idee che sono già presenti nelle menti dei suoi lettori.
Ma come mantenere intatta la nostra visione di scontro tra civiltà se un gruppo di cattivi e un gruppo di buoni dialogano tra loro? Nel caso di specie, come giustificare la trattativa tra dei Talebani (il nemico numero uno, dopo Bin Laden) e il "nostro" governo di Karzai? Chiaramente o si sostiene che Karzai, buono, è sul punto di voltarci le spalle e disertare il nostro fronte, oppure si fa finta che quei cattivi che trattano siano non proprio cattivi cattivi, ma cattivelli, recuperabili perché non membri a pieno titolo della Lega del Male, Al Qaida.
Al Qaida è solo un marchio, si sa, un nome-ombrello sotto il quale una galassia di gruppuscoli improvvisati e indipendenti si fa il proprio jihad casareccio. Ma la verità non è importante: ciò che conta è la rappresentazione della verità, la trasformazione di questo pulviscolo diffuso in un unico organismo di cui, colpita la presunta testa, ci si illude di poter uccidere l'intero sconfiggendo il nemico.
Lo stesso ragionamento lo si può ripetere allo stesso modo circa il termine Talebani: è un'etichetta che si affibbia a tutti i gruppi di guerriglia o di terrorismo nemici delle truppe della coalizione e del governo afgano, senza che magari i loro aderenti si denominino in tal modo. Ma dato che i Talebani sono amici o addirittura parte di Al Qaida, usare questa parola aiuta a demarcare meglio i confini tra l'alleanza del Bene e l'Impero del Male. Sempre, ovviamente, che dei lontani abitanti dell'Asia centrale, ignari di questo nostro modo di pensare, non si mettano a sparigliare la partita.

domenica 17 ottobre 2010

Ghedini, l'indovino di Antigua

L'onorevole avvocato Ghedini chiede che si censuri la puntata di Report di stasera perché, a suo parere, sarebbe fondata su fatti mistificati e dall'effetto diffamatorio per il Presidente del Consiglio. Tema della puntata, dice l'avvocato, sono le manovre immobiliari apparentemente poco limpide di Berlusconi sull'isola caraibica, che avrebbero coinvolto società off-shore istituite in paradisi fiscali. Tutte storie inconsistenti, dice Ghedini, da non trasmettere perché vecchie e ormai smontate da mesi dall'interessato suo cliente .
L'unico particolare è che la puntata non è ancora andata in onda. Come fa Ghedini a dire in anticipo con tanta certezza che contiene falsi che avranno come effetto la diffamazione del premier? Glielo hanno rivelato i segugi di Feltri? I servizi segreti? La P2? La P3? Gladio? Niente di tutto questo: è ciò che l'avvocato deduce da alcuni articoli di giornale contenenti indiscrezioni sul contenuto del reportage, cioè un po' poco per poter sostenere che «sarebbe davvero grave se la Rai mandasse in onda un programma con notizie così insussistenti e diffamatorie e senza alcun contraddittorio».
Segue la logica polemica politica tra un centrodestra che fa quadrato attorno a Ghedini, in chiave di difesa del leader a tutti i costi, e un centrosinistra che insorge parlando (direi a ragione) di tentativo di censura preventiva di un programma scomodo. Non siamo del resto nuovi a richieste di chiusura di trasmissioni da parte dell'entourage di Berlusconi/Cesare: dall'editto Bulgaro a Sabina Guzzanti alle peripezie di Santoro, gli esempi non mancano.
Ciò che è interessante è che l'autore, l'avvocato Ghedini, in una puntata di Annozero dichiarò solennemente che mai avrebbe desiderato la chiusura di quella trasmissione né di nessun'altra, perché lui è un liberale, lui crede nella libertà di stampa e di opposizione, anche incisiva, in TV. Immagino che abbia cambiato idea: succede.
La conduttrice di Report, Milena Gabanelli, ha risposto dichiarando che il tema da trasmissione non sono i presunti illeciti di Berlusconi (come sostenuto dall'avvocato), ma la proprietà della società che ha venduto i terreni che il premier ha acquistato per costruirci sopra la propria magione. Dunque Ghedini, attaccando a testa bassa su un argomento che nemmeno conosceva, ha innescato l'ennesima polemica strumentale e viziosa.

sabato 16 ottobre 2010

L'elezione di Cota pare che sia una farsa

In Piemonte stanno venendo ricontate più di 14000 schede elettorali regionali, dopo che il TAR lo aveva disposto per le presentazioni molto poco chiare di ben due liste legate all'attuale presidente leghista Roberto Cota. Ciò che si deve verificare è che gli elettori di tali liste abbiano espresso una preferenza esplicità per il candidato alla presidenza, e non solo un voto alla lista scelta.
Dai primi calcoli, pare che Cota abbia perso ben 9000 suffragi in questo riconteggio, così che il suo margine di vantaggio risicatissimo sulla sfidante Mercedes Bresso si sarebbe annullato del tutto, rendendo invalida la sua elezione. Ma ciò non basta, perché c'è una terza lista contestata, quella di Michele Giovine, che sarebbe perfino inesistente dal punto di vista giuridico nel caso in cui si dimostrasse che, come si sospetta, le firme con cui è stata presentata siano quasi tutte false. E la lista in questione aveva raccolto 27000 voti tutti annullabili.
Vale certamente la presunzione di innocenza, ma col passare dei giorni e dei conteggi i sospetti diventano sempre più sicuri e quello di truffa sta diventando un odore sempre più forte. La quantità di voti in forse e la scarsa misura del distacco tra centrodestra e centrosinistra nell'ultimo confronto elettorale rendono infine la posizione del governatore sempre più traballante.
I sostenitori di Cota gridano allo scandalo, denunciando un capovolgimento della volontà popolare da parte dei magistrati: per loro la volontà popolare non è quella di coloro che esprimono voti validi, ma quella che i loro padroni desiderano che sia.
Il furto, se si avesse la prova definitiva delle irregolarità, sarebbe quello compiuto da Roberto Cota ai danni della democrazia piemontese e italiana in generale: con sotterfugi di bassa caratura avrebbe tentato di falsare e violentare la volontà popolare che sostiene di rispettare.

giovedì 14 ottobre 2010

Giacobbo e la leggenda del dente mancante. Storia di Prahlad Jani

Prahlad Jani è un santone indiano ottantenne che afferma di non mangiare e bere da oltre settant'anni a questa parte. Demenza senile? Primi sintomi dell'alzheimer che non gli fa ricordare cosa ha fatto cinque minuti prima? Oppure semplice voglia di catturare l'attenzione del mondo? Per Voyager e molti presunti giornalisti niente di tutto ciò: la notizia è vera e le analisi degli scienziati indiani lo proverebbero, come dimostra un reportage mandato in onda da Giacobbo ieri sera.
Provando a spulciare su internet, ho cercato eventuli siti scettici, ma purtroppo ne ho trovati ben pochi (qui il primo di google), così mi sono sentito in dovere di riassumere ciò che la trasmissione di Rai 2 ha fatto vedere e poi fare qualche piccola considerazione sull'attendibilità o meno del racconto.
L'asceta sostiene che all'età di otto anni gli sarebbe apparsa una dea indù che gli avrebbe fatto dono della capacità di assorbire tutti i nutrienti da una presunta energia vitale che scorre in tutto l'universo, per cui da allora in poi non avrebbe più avuto bisogno né di cibo né di acqua. Da allora avrebbe vissuto in sintonia con questa dea che lo nutre istillandogli una specie di nettare direttamente sotto la sua lingua (ci ha pure indicato col dito il punto esatto dove glielo darebbe...) e ciò gli dona salute eterna e lo libererebbe da ogni bisogno fisico, tanto da permettergli perfino di non urinare.
Il caso ha interessato dei medici indiani dell'ospedale locale che lo hanno tenuto sotto osservazione per una decina di giorni e poi hanno certificato la sua non necessità di alimentarsi e il suo perfetto stato di salute, per la gioia degli adepti del santone che quotidianamente lo venivano a trovare.
Giacobbo ci riporta i pareri di uno scrittore (romanziere?), del capo dell'équipe medica e di un paio di docenti di un'univerità induista: i loro pareri concordano sulla veridicità della storia del vecchio. Per cui, è la conclusione di quei medici, di Voyager e di quasi tutti i siti internet che troverete sull'argomento, Prahlad Jani non mangia e non beve da 72 anni.

La conclusione a cui si è giunti è chiaramente arbitraria, dato che al massimo l'équipe medica avrebbe potuto constatare che il vecchio non abbia mangiato e bevuto per quei 10 giorni di esame, ma sicuramente non per i precedenti 72 anni per i quali non abbiamo altre fonti che il racconto dell'asceta stesso. Ma probabilmente si era consapevoli che questa affermazione sarebbe stata quella più gradita al pubblico desideroso di misteri  inesistenti e a tutti i sostenitori del santone, ragion sufficiente per spararla grossa.
Vi invito inoltre a confrontare questa foto con questa. Entrambe raffigurano l'uomo, una com'era da giovane e una come è oggi. Osservate attentamente il labbro inferiore dell'uomo: nella prima è prominente, mentre nella seconda è quasi invisibile, proprio come in tutte le persone anziane che hanno perso i denti. Ricordo, inoltre, che il santone ci ha mostrato la lingua in trasmissione, per cui noi l'interno della sua bocca lo abbiamo potuto vedere e sicuramente non c'era traccia di una smagliante dentatura mai utilizzata da settant'anni a questa parte. Un santone che non mangia da 72 anni e che sarebbe in perfetto stato di salute ha perso tutti i denti!
Come mai, allora, l'indiano avrebbe perso i denti? Se per assurdo fosse vero che l'uomo non introduce cibo in bocca da una vita, come si potrebbero spiegare le carie e le infiammazioni che hanno causato la perdita della dentatura, come accade ad ogni altro adulto e anziano del pianeta?
Purtroppo i luminari intervistati non hanno minimamente fatto accenno al problema e questo potrebbe portare a dubitare della loro effettiva preparazione scientifica. Oppure, a scelta, erano in malafede e quella del santone in presunto sciopero della fame permanente è una bufala a cui gradiscono prendere parte.

mercoledì 13 ottobre 2010

Si apre la caccia a Santoro

A partire da lunedì 18 scatteranno le sanzioni aziendali contro Michele Santoro e Annozero, che saranno spenti e censurati per ordine del direttore generale della RAI Masi, uomo forte di Berlusconi-Cesare nel servizio pubblico radiotelevisivo. Salteranno due puntate del programma per via di un presunto uso da parte del giornalista dei mezzi televisivi per fini personali, consistente nel suo discorso in apertura della prima puntata della stagione (qui il video).
Non è il primo tentativo di far chiudere la trasmissione (ricordo che Berlusconi mobilità la P3 per farlo, come rivelano le indagini della Procura di Trani), nè di sabotarla (Travaglio e Vauro sono senza contratto, per cui la loro presenza in studio è gratuita). Certamente adesso Masi, sottoposto ad infinite pressioni da parte del Cavaliere, farò di tutto per lanciare l'offensiva definitiva. Secondo Il Fatto, la sua poltrona sarebbe stata messa in discussione in caso di fallimento nell'operazione.
Protestano i due impotenti consiglieri d'amministrazione d'opposizione Rizzo Nervo e Van Straten (ho scoperto oggi soltanto i loro nomi...), come anche il quasi altrettanto impotente presidente di garanzia Garimberti, che non potrà fare assolutamente nulla per cambiare l'andamento delle cose. Ci si deve soltanto domandare se abbia ancora senso per personalità non allineate accettare la carica di presidenti della Rai, visto che il loro compito da quel momento in poi sarà inevitabilmente quello di portare avanti e sugellare la volontà del Biscione e dei suoi sgherri.
I Finiani, tuttavia, sono critici con la scelta e loro possono contare su un quasi compagno all'interno del CdA, Rositano, il quale pure sembra che si opporrà a Masi in un'eventuale "persecuzione" ulteriore di Santoro. Sempre secondo Il Fatto, anche altri consiglieri di centrodestra potrebbero in questa occasione non seguire la linea berlusconiana di lotta senza quartiere ad Annozero. Ma, è notorio, se Cesare si dovesse voler imporre in una materia così cruciale per lui nessuno potrebbe avere la voglia di resistergli.
I tentacoli di Berlusconi nei media, infatti, si stanno rendendo sempre più pervasivi: Carlo Freccero è stato esautorato da Rai 4, le intercettazioni di Porro ci hanno fatto sapere che per suo volere è stato imposto Riotta direttore de Il Sole 24 Ore, Minzolini compare sempre più frequentemente in video per difendere il padrone e, secondo i rilevamenti del minutaggio offerto dai telegiornali ai politici, il premier da solo riceve più spazio di tutte le opposizioni messe insieme.
Secondo molti analisti il berlusconismo sarebbe al tramonto. Personalmente ci credo poco, ma, anche se così fosse, l'ultimo colpo di coda del Caimano potrebbe essere formidabile e pericoloso. In ogni caso, abbassare la guardia per il livello di democrazia in Italia proprio adesso potrebbe rivelarsi un vero boomerang per tutti.

venerdì 8 ottobre 2010

Comandamenti ad personam

Monsignor Fisichella, riferendosi alla performance di barzelletta con bestemmia di Silvio Berlusconi (per gli amici Cesare), ha subito modificato il catechismo della Chiesa Cattolica per far avere automaticamente ragione al premier che, essendo l'unto del Signore, non può sbagliare mai.
Ci eravamo sinceramente abituati alle decine di leggi ad personam che Cesare si è fatto in questi lustri per sfuggire alla galera, ma è la prima volta che si sente un prelato affermare che bestemmiare non è poi così grave, che si deve contestualizzare il fatto (dunque bestemmiare raccontando una barzelletta è meno grave? Buono a sapersi: lo farò davanti al parroco...) e che non si deve strumentalizzare, perché "credo che in Italia dobbiamo essere capaci di non creare delle burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche che hanno già un loro valore piuttosto delicato".
Peccato che l'art. 1756 del Catechismo della Chiesa Cattolica reciti: È quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l’intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc.) che ne costituiscono la cornice. Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l’omicidio e l’adulterio. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene.
Intorno a lui c'erano Enrico Letta e Maurizio Lupi, il primo un sedicente cristiano del Pd, il secondo un ciellino (cioè un non-cristiano: CL e il cristianesimo hanno da spartire tanto quanto i pinguini e il deserto del Sahara), impegnati col monsignore in un confronto tra Chiesa e Politica.
Fisichella è, per la cronaca, è il presidente del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Magari un giorno lo vedremo cristonare nel tentativo di convertire qualche infedele...

giovedì 7 ottobre 2010

Immagini di una guerra

Io non credo che servano molti commenti per il video qui messo.
Netanyahu, premier israeliano, ne conferma l'autenticità e l'ha dovuto definire una vergogna per Israele. Adesso speriamo che questa vergogna si traduca nella logica deduzione che è naturale che un'occupazione militare, comunque sia giustificata, finirà pur sempre per mettere dei civili nelle mani di soldati stranieri.
Ironia della sorte, proprio oggi c'è stata a Roma una manifestazione guidata dalla parlamentare berlusconiana Fiamma Nierenstein contro il modo in cui la nostra stampa calunnierebbe Israele e ne minerebbe la reputazione. La senatrice forse dovrebbe comprendere che sono immagini come queste a minare la reputazione degli stati: si giudica sulla base dei fatti, non dei preconcetti.

martedì 5 ottobre 2010

Gli insulti di Odifreddi, ovvero del fanatismo

Piergiorgio Odifreddi fa parte di quel gruppo di persone classificabili come intelligenze male indirizzate: è un professore coltissimo, brillante, dall'ottimo eloquio e dalla più che discreta verve, ma che purtroppo si è lasciato contagiare da quella brutta malattia che è il fanatismo. Può sembrare strano che un ateo militante possa definirsi fanatico, visto che nel suo armamentario retorico ci ha fatto fare esperienza di condanne della cecità che provoca la religione esasperata ed elogi della capacità di ragionare su ciò che si pensa; ma, a pensarci bene, quella del fanatico è una categoria formale, applicabile agevolmente a tutti coloro che sostengono un'idea in un certo modo.
Così il matematico coglie l'ennesima occasione per insultare dal proprio blog tutti coloro che non la pensano come lui (comportamento tipico dei fanatici) e dividere la società italiana in due categorie antitetiche (anche questo comportamento tipico dei fanatici), ovvero quelli che sono con lui (i laici) e quelli che sono contro di lui (i cattolici, per definizione immaturi). Ma leggiamo le sue parole.

A parte i sedicenti e ossimorici «cattolici adulti», guidati da Romano Prodi, la quasi totalità dei cattolici, immaturi per definizione, si adeguò infatti ai diktat del cardinal Ruini e dell’allora nuovo papa Benedetto XVI, astenendosi. Con loro si schierò uno sparuto gruppo di altrettanto sedicenti e ossimorici «scienziati» aderenti al Comitato Scienza e Vita, coordinato da Bruno Dallapiccola e Paola Binetti.
La quasi totalità dei laici, compresa ad esempio la Federazione delle Chiese Evangeliche, espressione dei protestanti italiani, seguí invece, senza successo, l’appello alla ragionevolezza dei nostri due premi Nobel per la medicina, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Il che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che il problema dell’Italia non è la religione, e neppure il Cristianesimo: è soltanto il Cattolicesimo, cosí come lo intendono la Chiesa e il Vaticano.

Intanto da cattolico non posso che osservare che, senza conoscermi, Odifreddi mi ha dato dell'immaturo per definizione, accomunandomi a circa un miliardo e più di abitanti del pianeta, immagino non rientrsanti tutti tra le sue conoscenze. Essere cattolici e in disaccordo con le indicazioni di voto ecclesiastiche, per lui che ragiona per categorie, è talmente incredibile che lo definisce ossimorico.
Proseguendo, non poteva mancare una castroneria politologica sul referendum sulla legge 40, ovvero il riferimento all'astensione. Successe che all'epoca, per chi non lo ricorda, andò a votare all'incirca un quarto degli aventi diritto e di conseguenza mancò il quorum richiesto, ma ciò non basta per affermare che il restante 75% degli italiani rimase a casa unicamente per fare piacere a Ruini: i referendum in Italia non hanno mai conosciuto l'affluenza delle politiche, per cui agli astenuti si dividono tra i fisiologici (gli apolitici, che non vanno mai a votare), i senza speranza (coloro che dubitano che si raggiungerà il quorum, per cui nemmeno si alzano dalla poltrona), gli indifferenti (coloro ai quali il tema non interessa), gli indecisi (che ci sono sempre), i confusi (coloro che non sapevano nemmeno cosa fosse la fecondazione assistita), gli ammalati (stavano a letto, perdoniamoli), i vacanzieri (era una bella domenica di primavera...) e anche gli astenuti politici, che vogliono boicottare il referendum. Non sarebbe costato nulla a Odifreddi pensare a questo particolare (o chiedere a qualcuno di farlo per lui, se proprio necessario) prima di scrivere, ma che importa? L'importante era portare acqua al suo mulino, non dire cose vere!
E' invece da catalogare tra le farse l'eleganza con cui Odifreddi ha collocato tra i buoni, ovvero i laici, l'associazione degli Evangelici italiali. Per lui basta che la si pensi come lui per essere persone sensate, non ha alcuna importanza se la posizione assunta sia dovuta ad un ragionamento, oppure a una moda, una presunta ispirazione divina, una deduzione biblica, mistica, eccetera. Se conoscesse la forma mentis dei protestanti italiani, che sono di ispirazione americana, più che tedesca, allora il matematico saprebbe che è lontana anni luce da quella del cattolico medio e ancor più lontana dalla sua. Provi a confrontare Ratzinger e un qualsiasi pastore sul tema dell'intelligent design...
Infine Odifreddi ripete che il problema italiano è il Cattolicesimo, non il Cristianesimo, dimostrando per l'ennesima volta che a suo parere tutti coloro che non la pensano come lui non sono degli interlocutori, ma un puro e semplice problema, proprio come avrebbero detto Hitler, Stalin, Mao e Mussolini, persone che chiaramente avevano un modo di pensare molto simile a quello del fanatico Odifreddi.


Concluderei con una postilla personale, che è la prova di ciò che ho detto fino ad ora. Personalmente, non condivido né la condanna del Nobel per l'inventore della fecondazione in vitro (una scoperta è eticamente neutra, ciò che conta sono le sue applicazioni), né la posizione della Chiesa sul referendum sulla legge 40. Ma secondo Odifreddi io, in quanto parte della Chiesa (l'insieme dei credenti) sono un problema. Spero non da eliminare...

lunedì 4 ottobre 2010

Il Vangelo suona offensivo al Papa

La visita del Papa a Palermo è stata un fermento ininterrotto di polemiche. Prima sul prezzo dell'organizzazione, ovvero due milioni e mezzo di euro a carico delle autorità locali, di una regione e di un comune sommersi dai debiti, che sarebbero destinati alla bancarotta se lo Stato di tanto in tanto non intervenisse per fare il favorino di turno al fine di procacciarsi voti e clientele per le elezioni. Poi, al passaggio del corteo papale, tutta la questione degli striscioni che, secondo dei funzionari di Pubblica Sicurezza piuttosto zelanti, sarebbero stati troppo offensivi per il Santo Padre.
Qui potete ammirare un video su come questi tutori dell'ordine se ne infischino delle leggi, della proprietà privata, delle procedure e della libertà di espressione quando si deve tutelare un ospite di riguardo. Un negoziante colpevole di aver esposto all'interno del proprio locale la réclame della sua mostra satirica sulla "papamobile del futuro" e di aver affisso lo striscione "I love Milingo" è trattato come se avesse progettato un'aggressione armata contro Ratzinger. Dunque, secondo loro, inneggiare ad un ex-prelato che ha fatto una propria scelta di vita e religiosa eterodossa per la Chiesa è gravissimo e proibito.
In compenso erano ampiamente accettati gli slogan affissi favorevoli al Pontefice, come "Con Ratzinger contro matrimoni gay e relativismo", che erano perfino stati permessi in occasione del Gay Pride di Giugno, perché probabilmente gli omosessuali non sono ritenuti al rango di bambinetti che non riescono nemmeno a concepire il dissenso durante la loro rappresentazione di fine anno...
Ma il grottesco lo si è raggiunto quando i vigili del fuoco hanno rimosso lo striscione che recava scritta la frase evangelica (quindi antitetica ai valori cristiani del Papa? Mah!) "La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri" (Matteo, 21, 13). Ma non serve essere grandi osservatori per notare che è citare quei quattro libri una delle azioni più sovversive, al giorno d'oggi.


I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori (Lc, 22, 25)

sabato 2 ottobre 2010

Netanyahu e lo Stato confessionale di Israele

Le Nazioni Unite lanciano l'allarme per la situazione dei cittadini arabi di Israele, affermando che questa minoranza (1 200 000 persone) starebbe subendo da anni le discriminazioni operate dalle autorità locali e che non ci sarebbe nessun interesse da parte israeliana alla correzione di questo vulnus democratico. Altre fonti confermano che i residenti palestinesi sono vittime di ogni forma di angheria (anche subdola) da parte dei pubblici poteri. Il fine di tutto ciò sarebbe convincerli all'abbandono del territorio dove sono nati e cresciuti, per lasciar spazio unicamente ai cittadini di religione ebraica.
I rappresentanti della comunità araba denunciano inchieste indiscriminate contro i loro parlamentari, la presenza di una legislazione sui ricongiungimenti penalizzante per chi ha la famiglia nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania e la scelta del criterio della prestazione del servizio militare per la concessione di benefici economici e sociali.
Tutto questo finirebbe per determinare la confessionalizzazione di Israele, paese in mano ad un'estrema destra religiosa che è impregnata di fanatismo e che, considerando la terra tra il Mediterraneo e il Giordano come sacra sulla base di suggestioni bibliche, pretende il dominio totale di essa da parte degli ebrei israeliani. Ciò dà giustificazione alla mancata proroga della moratoria sugli insediamenti (sono in programma 2000 nuovi edifici nei territori palestinesi occupati) e alla rigidità nel processo di pace.
Il premier Netanyahu ha perfino dichiarato che condizione per la fine delle ostilità è il riconoscimento dell'esistenza della controparte come Stato ebraico. L'affermazione di tale principio comporterebbe da un lato la negazione in via definitiva del rientro dei profughi (che sarebbero costretti a rinunciare per sempre alle loro vecchie terre, oggi occupate dagli israeliani), dall'altro potrebbe far pensare che gli arabi israeliani, di religione musulmana e cristiana, diventeranno cittadini di serie B di una nazione dove il culto ufficiale sarebbe quello ebraico.
E' chiaro che una scelta del genere sarebbe non solo la negazione della storia di quel paese, ma contraddirebbe perfino lo spirito con cui i primi coloni fondarono quella nuova patria dove si sarebbe dovuto poter trovare rifugio da un'Europa che nel corso dei secoli aveva da sempre negato il diritto di essere diversi, perseguitando i fedeli dell'ebraismo in quanto non assimilati nella società cristiana. Dovrebbero essere dunque gli amici di Israele, per primi, a denunciare questa mutazione genetica, questa perversione di quel quasi isolato esperimento democratico mediorientale, nonché della cultura occidentale che gli intellettuali di Israele, un pezzo di nostro mondo trapiantato altrove, hanno coltivato per decenni nella sua versione migliore.

venerdì 1 ottobre 2010

Barzellette su ebrei e manie di persecuzione: una giornata di normale berlusconismo

Berlusconi a tutto campo festeggia la fiducia ricevuta cogliendo al volo l'occasione per dimostrare a chi questa fiducia è stata data. Dopo aver reso atto che l'onorevole Granata ha espresso voto contrario, coerentemente con le sue prese di posizione degli ultimi mesi e dopo l'attacco massiccio ricevuto dal suo gruppo da parte della stampa berlusconiana, possiamo passare all'analisi dell'ennesimo giorno di ordinaria follia di Cesare.
Prima denuncia un complotto contro di lui, dimostrato dal fatto che la tesi del pm nel processo Mills sia stata prima confermata dai giudici di primo grado, poi convalidata in appello e infine accolta dalla Cassazione. Forse era troppo semplice e scontato pensare che il magistrato avesse ragione e che quindi tre collegi gliela avessero data: molto più fantasioso denunciare, tra le esultanze dei fan, l'intrigo delle toghe comuniste a spese di un povero perseguitato indifeso. La prova del complotto, dice, è che i fatti di cui lo accusano sono, assicura, tutti falsi. E' naturale: se lui dice di essere innocente, allora significa che è innocente e, se la sentenza lo smentisce, sarà sbagliata la sentenza!
Partendo da queste basi, non poteva che continuare denunciando un tentativo della magistratura, all'interno della quale ci sarebbe una associazione a delinquere (nello stile della sua P3, forse?), di rovesciare il governo legittimamente eletto dai cittadini. Dunque, prosegue, occorre subito una commissione d'inchiesta per scoprire nomi e cognomi dei giudici golpisti e salvaguardare la democrazia italiana, mentre non gli passa neanche per la testa di denunciare alle autorità competenti questo tentativo di colpo di Stato, questa associazione segreta volta a sestabilizzare l'assetto costituzionale del paese con cui si riempie la bocca. No, meglio incaricare i parlamentari che lui si è scelto e messo in lista di dire se i giudici che lo processano siano buoni o cattivi, stilando la lista di proscrizione (nomi e cognomi) dei nemici.
Adesso, poi, è ripreso Annozero, quindi la Rai comunista lo attacca più che mai senza contraddittorio (eppure avevo visto La Russa e Sallusti, ieri sera: saranno stati gli imitatori) e colpendo la sua immagine. Media, giudici e sinistra sono tutti coalizzati contro di lui, ne è certo.
Ma ciò non basta. Perché l'ultimo baluardo del comunismo è la Corte Costituzionale, che priva i cittadini della loro sovranità cancellando le leggi a discrezione dei PM. Non serve, credo, commentare questo ennesimo delirio di un uomo che con la democrazia ha molto poco a che fare. Ma, termina, in cielo ci sono sicuramente gli angeli a proteggerci dai giudici...
Per concludere in bellezza, una pietosa barzelletta sull'Olocausto e l'ennesimo riferimento alle ragazze, di cui se ne farebbe una al giorno. Ma questo lo sapevamo già.