mercoledì 21 luglio 2010

Due magistrati che fanno ancora paura

Il 23 maggio del 1992 una bomba fatta esplodere sull'autostrada di Capaci causò la morte del magistrato Giovanni Falcone. Il 19 luglio dello stesso anno fu assassinato, in circostanze molto più oscure, anche l'altro protagonista del maxiprocesso a Cosa Nostra, Paolo Borsellino. I due, che avevano fatto tremare la cupola in vita, da morti divennero dei simboli e degli eroi, sebbene la loro uscita di scena permise l'assestamento di un nuovo equilibri tra Stato e Mafia, quell'equilibrio che i loro processi avevano messo a repentaglio.
Ora, a 18 anni esatti di distanza dalla morte di Borsellino, Cosa Nostra ha abbattuto le statue dedicate ai due magistrati nel bel mezzo dell'omertà generale (nessuno ha visto niente, come al solito) e la manifestazione commemorativa delle due stragi è stata disertata dai più. Qualcuno potrebbe vederci la morte di un sogno e la vittoria delle cosche. Ma forse così non è.
Il fatto che a 18 anni di distanza dalla loro morte i due giudici siano ancora considerati due simboli, forse fa ben sperare. E forse fa ben sperare anche il fatto che Cosa Nostra, lungi dall'essere stata tranquillizzata dalla loro eliminazione, senta ancora il bisogno di attaccarli, di distruggere le loro icone, di demolirne i simboli: non potendo più prendersela con loro, su cui è ormai divenuta impotente, perché se non riesci a terrorizzare una persona da viva, allora quando è morta per te è lontana e intoccabile. allora cerca di avere soddisfazione sulle cose che li ricordano.
Attaccare le statue è un segno di debolezza, non di forza. Una mafia forte, che è sicura della propria impunità, che fa affidamento cieco sul sostegno e sull'omertà infinite di un intero popolo, non teme due uomini che ha ucciso. Ma una mafia che sa che, come questi due uomini hanno avuto il coraggio di opporsi e di infliggerle duri colpi, così da chiunque potrà nascere la rivolta, il sovvertimento della pax mafiosa, allora questa è una mafia che colpisce alla cieca, che ha paura. E se il nemico considerato invincibile ha paura, allora forse non è così invincibile.

Nessun commento:

Posta un commento