venerdì 23 luglio 2010

Meglio che il cittadino non se ne intenda troppo di leggi

Uno dei principi cardine dello Stato di diritto e il fondamento stesso della certezza dei rapprti giuridici è la conoscibilità delle disposizioni di legge. Un tempo per conoscere le leggi esistenti occorreva la lettura periodica delle Gazzette Ufficiali, oppure ci si doveva affidare alla meticolosa opera di compilatori, dato che la cosiddetta decodificazione aveva portato alla nascita di miriadi e miriadi di leggi estranee ai codici tradizionali. Oggi, invece, lo strumento di internet permette una molto più semplice reperibilità delle risorse che, se non fosse per la lingua solo lontanamente imparentata con l'italiano in cui sono scritti gli articolati approvati dalle Camere, potrebbe veramente sfoltire quell'intrico di intermediari, esperti ed azzeccagarbugli che impedisce al cittadino l'autotutela giuridica e fomenta contenziosi inutili e scelte sbagliate che si tramutano sempre in lauti onorari per i giuristi.
In particolare sono nati motori di ricerca sempre più raffinati per trovare leggi e sentenze, il migliore dei quali, almeno sul piano legislativo, era il portale gestito dal Ministero della Giustizia, Norme in Rete. Servizio che da qualche mese a questa parte è stato eliminiato.
Una regressione? L'ennesimo tentativo della chiusura di casta della nostra società? Forse. O più semplicemente la consapevolezza che un cittadino troppo informato, capace di conoscere le leggi e capire cosa di tutte queste riforme confuse e ridondanti che ci stanno presentando in questo periodo porterà effettivamente un beneficio e cosa, invece, rischia di trasformarsi in un danno per lui, è un cittadino troppo pericoloso.

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