domenica 18 luglio 2010

Il problema degli italiani per il Corriere: l'energia rinnovabile

Così in un articolo di Massimo Mucchetti apparso nelle pagine dei commenti del Corriere della Sera del 15 luglio si è trattato il tema delle energie rinnovabili "nobili", ovvero di quelle fonti di energia come il fotovoltaico ed il microeolico che permettono ai consumatori stessi di contribuire alla produzione di corrente elettrica e di immettere nella rete le eccedenze, riducendo in tal modo la produzione di elettricità da combustibili fossili, inquinanti e tutti importati dall'estero (ai prezzi che sappiamo).
Che cosa ci avranno trovato di male quelli del Corriere, allora, nell'incentivo per l'istallazione di questi mini-impianti che creano occupazione in questo periodo difficile, migliorano la situazione ambientale, fanno risparmiare ai consumatori e mettono l'Italia sulla buona strada per il raggiungimento degli obiettivi internazionali ambientali? C'è che appunto sono incentivi pagati dall'ENEL, ovvero con le bollette degli utenti stessi, dato che il gestore della rete finisce sempre per rivalersi sui clienti finali. La tesi dell'articolista, dunque, è che è una tassa iniqua quella che sorge a carico degli italiani per premiare coloro che si sono dati alla produzione casalinga di energie rinnovabili. Una tassa iniqua che colpisce le famiglie a basso reddito che consumano più corrente perché più numerose.
Ora, dispiace costatare che per l'ennesima volta un articolista del Corriere non abbia perso l'occasione per starsene zitto ed evitare di fare sfoggio di ignoranza sui temi che tratta. I fatti sarebbero, infatti, abbastanza chiari: l'Italia entro il 2020 deve produrre il 20% della propria corrente elettrica da energie pulite, ovvero fotovoltaico ed eolico, dato che il nucleare finirà per essere un rimedio peggiore del male per le ragioni che abbiamo già esposto qui e qui. Dunque l'aumento di produzione di energia da queste fonti risparmierà al nostro paese pesanti sanzioni economiche per l'inadempimento agli obblighi assunti.
Inoltre, a differenza di altre fonti come il termoelettrico, il fotovoltaico ed il microeolico richiedono per le istallazioni piccole maestranze specializzate, dando così linfa alle microimprese che, soprattutto al Sud, dovranno fare da volano per la ripresa dalla grande crisi che ci attanaglia. Inoltre, e cosa più importante, queste tecnologie assorbiranno esperienze ed occupazione italiane, mentre il preferito nucleare ci farà importare una grande quantità di tecnici ed ingegneri stranieri, dato che l'Italia è al palo nel settore.
E' infine risibile l'affermazione che sarebbero le famiglie a basso reddito le maggiori consumatrici di energia in Italia. I contratti di somministrazione di corrente sono scaglionati per KWh, per cui il contratto che solitamente sottoscrive una famiglia media è quello da 3,5 KWh, uguale per tutti gli utenti. Chi stipula contratti per forniture superiori, invece, non è certo una famiglia a basso reddito, ma semmai qualcuno che la corrente può permettersi di sprecarla in abbondanza. E' dunque giusto che paghi di più per finanziare chi punta all'efficienza energetica. Semmai, in materia, si potrebbe auspicare un intervento legislativo che venga incontro ai consumatori più svantaggiati per sostenerli nella bolletta (anche se è arduo, in queste difficoltà finanziarie), ma non come vuole un articolista tagliare i fondi alle rinnovabili.
Ma l'articolista non ci sente da questo orecchio: il problema è che tutti si possono montare il pannello solare, non che la Germania, paese certo non assolato come il nostro, sia più avanti di noi nel fotovoltaico e che noi invece di puntare alle fonti rinnovabili costruiamo centrali a carbone e progettiamo reattori nuclerai con tecnologia di qualche lustro fa.

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