Dopo un'estate trascorsa a cambiare idea sulle primarie (no, dobbiamo candidare Casini ex officio; sì, le primarie ci distinguono e fanno bene...), Massimo Cacciari esprime la sua versione (temporaneamente?) definitiva sulla questione della leadership di coalizione: non si deve offrire la candidatura a Casini (come diceva lui ad agosto), né si devono fare le primarie (come lui diceva sempre ad agosto, ma verso la fine del mese), ma si deve tenere Bersani perché è l'unico in grado di tentare una convergenza con l'UDC.
Già si può immaginare la gioia degli elettori di centrosinistra nel sapere che quello che per ora resta il maggiore partito dell'opposizione si dovrà alleare con Casini, un tipo che tiene in partito i vari Cuffaro, che ha votato tutte le leggi vergogna e che ancora oggi non è poi così contrario al legittimo impedimento e a tutti gli altri inghippi coi quali Alfano alias Ghedini cerca di salvare Cesare dalla prigione.
Ma ciò che teme maggiormente Cacciari sono le primarie che, secondo lui, incoronerebbero Vendola e decreterebbero la morte, o meglio la mai nascita, del Pd che voleva lui. Infatti, sostiene il filosofo, la scelta del presidente pugliese porterebbe il partito così a sinistra che non sarebbe nemmeno più definibile socialdemocratico.
Ma forse qui dobbiamo fermarci e analizzare il pensiero di Cacciari che, da filosofo, dovrebbe sapere bene che le parole hanno un valore. Intanto va detto che il movimento di Vendola, nonostante nome e intenzioni, si può benissimo classificare come socialdemocratico: la sua posizione ideologica è quella delle socialdemocrazie classiche, prima della crisi della sinistra e della sua perdita di identità. Per cui forse si potrebbe avanzare il sospetto che la socialdimocrazia, per Cacciari, debba essere quella famosa sinistra che cerca di scopiazzare la destra limitandosi a rimuovere gli aspetti più apertamente clericali e xenofobi dal programma ufficiale di governo.
In seconda battuta, va osservato che se gli elettori di centrosinistra voteranno per Vendola, ciò significherà o che Vendola è convincente come leader, o che non ci sono alternative, oppure che siamo davanti ad una combinazione dei due fattori. In ogni caso, sarebbe l'incoronazione del leader almeno meno peggiore. Ed è questo a spaventare Cacciari?
In ultimo luogo, il rifiuto delle primarie in via (forse) definitiva da parte del filosofo potrebbe essere un indizio su ciò che una certa parte dell'intellighenzia di sinistra vorrebbe che fossero le formazioni politiche, cioè una proiezione delle loro posizioni intellettuali, nella presunzione che il popolo debba scegliere tra il pulismo di Berlusconi e le loro arzigogolate visioni illuminate del futuro e del mondo. E, se il popolo sceglie male, allora è unicamente affar suo.
Una visione piuttosto gretta della politica che non farà altro che approfondire lo scollamento tra elettori ed eletti, tra partiti e società. Ciò che serve al centrosinistra non sono novelli sacri romani pontefici che si incensano tra dogmi e postulati e poi magari passano ore al telefono con Cuffaro, Consorte, Tarantini e altri loschi figuri. Ciò che serve sono persone che sappiano dare alla gente una visione del mondo diversa dal quelle leghista, berlusconiana e ciellina, che siano in grado di dare delle risposte dove gli altri sanno solo alzare il dito medio e gridare al comunista. Ma, finché saremo in mano a Veltroni e D'Alema, troppo pronti ad accogliere i suggerimetni degli intellettuali come Cacciari, allora questo rimarrà sempre un sogno.
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