venerdì 17 settembre 2010

La Francia fa abbandonare ai francesi le terre da cui estrae l'uranio

Il governo francese ha provveduto all'evacuazione dei lavoratori francesi nella regione mineraria del Sahel, per via della minaccia di un gruppo terroristico locale.
Il Sahel è quella parte dell'Africa appena a sud del deserto del Sahara famosa per la propria miseria e per la colonizzazione francese. E' molto meno nota, però, come una delle riserve mondiali di Uranio più ricche in assoluto, da cui dipende buona parte dell'approvvigionamento di uranio per le centrali atomiche transalpine.
Questa regione, a cavallo tra Niger, Mali e Muritania, è però altamente instabile dal punto di vista politico e la sicurezza dei dipendenti dell'Areva, l'ente che si occupa dell'estrazione del metallo pesante, è sempre dipesa dal dispiegamento di imponenti apparati di polizia e paramilitari.
Quelli nominati, sono paesi retti da dittature sostenute più o meno apertamente dalla Francia e comunque "pacificati" da una rilevante presenza di soldati francesi. Ciò che conta per Parigi è che gli interessi delle proprie aziende siano sempre tutelati, quale che sia l'impatto sull'ambiente e sulle condizioni di vita della popolazione. Nel caso di specie, per esempio, le estrazioni di uranio hanno finito per produrre l'inquinamento del fiume Niger, unico corso d'acqua degno di nota in una terra semiarida.
Il deserto e le sue popolazioni nomadi, però, sono stati sempre un problema per questi stati di tipo europeo nati in una terra che di europeo non aveva e non ha proprio nulla. La presenza dei nomadi del deserto, in particolare, è stata un problema costante per la stabilità dei confini e per il controllo del territorio. Così i governi hanno cercato di sedentarizzare, a volte con la forza, etnie come i Tuareg che da secoli vivevano nel nomadismo, ma questo sforzo ha spesso provocato la reazione armata delle tribù non avvezze a rispondere ad autorità diverse da quelle tradizionali.
Così tra i malumori dei nomadi, il malcontento dei locali che vedevano la loro terra depredata dalle multinazionali e la predicazione islamista che faceva sempre più proseliti in una terra dove l'Islam era invece stato tradizionalmente tollerante, il Sahel è divenuto una polveriera pericolosissima anche e soprattuto per la nazione che aveva più contribuito a plasmarlo, la Francia, che, periodicamente, è costretta a mettersi in stato di allerta e ad evacuare i propri cittadini sempre più in pericolo.
Il businnes del nucleare, però, difficilmente si fermerà e la presenza francese in Niger, Mali e Mauritania è destinata a protrarsi, pure tra mille difficoltà. Se, però, si vuole sostenere che le regioni di estrazione dell'uranio sarebbero molto più stabili di quelle petrolifere, allora toccherà a molti nuclearisti di casa nostra fermarsi per una riflessione: col passare del tempo, è perfino prevedibile un peggioramento della situazione.



ERRATA CORRIGE (Quando ci vuole ci vuole)
Nel posto del 16 febbraio, erroneamente ho chiamato il presidente della Rai Galimberti. In realtà ho confuso le due liquide: il cognome corretto è Gerimberti.

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