venerdì 3 settembre 2010

CL condanna il moralismo

Ogni anno il meeting di Rimini è un'occasione per testare la fede dei credenti cattolici, italiani in primis. Ogni anno si assiste alla classica parata di politicanti, banchieri, faccendieri, prelati oscurantisti, berlusconiani di ferro, agenti dei servizi deviati, esponenti delle lobbies del cemento, fanatici, omofobi, crociati fuori tempo massimo, retrogradi, puttanieri, complici di puttanieri e via discorrendo.
Quest'anno, in particolare, abbiamo assistito al tragicomico spettacolo di quelli che fino a un anno e mezzo fa facevano i paladini dei valori cristiani, della moralità, del rispetto per la vita, della famiglia tradizionale, dell'omofobia eletta a sistema, del razzismo e dell'intolleranza per la purezza della nostra civiltà, ma che adesso si ergono in cattedra per condannare il male del moralismo, del giudizio senza appello, e praticare il tiro al bersaglio contro Famiglia Cristiana, periodico reo di aver pronunciato un giudizio sulla vita di qualche politico troppo in vista.
Così, mentre la libertà di coscienza sulle unioni gay è considerata l'ultima apostasia, il patriarca di Venezia Scola, triste esempio di come la Chiesa e i prelati siano così spesso fieri di barattare Cristo per denaro e potere, tesse l'elogio di Renato Farina, per lui modello di giornalismo. Farina, noto come agente Betulla, era quell'agente dei servizi che scriveva con l'obiettivo dichiarato di fare controinformazione, depistare, occultare le vere notizie nel fango. Se questa è la verità per Scola, allora farebbe meglio e non lerciare i paramenti sacri un giorno di più e tornarsene allo stato laicale, giusto per abbassare il livello della farsa ecclesiastica.
Poi, sempre il Patriarca, mentre san Marco si rivoltava nella tomba, si scaglia contro i moralisti che abusano dello strumento della testimonianza per i loro scopi. Invece, immagino voglia dire Scola, il cristiano corretto, soprattutto se chierico, deve tirare avanti e fregarsene di tutto il marciume che lo circonda, seguendo l'esempio dei ciellini che dove c'è Mafia a Milano non vedono, dove c'è 'Ndrangheta non sentono e dove c'è Compagnia delle Opere e relativi scandali non parlano!
Il cristiano, dice CL, non giudica, non scaglia la prima pietra. Invece, immagino, è legittimato a fare affari e intrallazzi in nome di un movimento che quando si definisce cristiano bestemmia e che, alla faccia della Chiesa Una e Santa, definirlo Chiesa nella Chiesa è dire poco. E Formigoni ci minaccia di voler trasformare la sua esperienza ciellina lombarda in nazionale...

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